La decima edizione della Settimana SRI si è aperta con la presentazione di una ricerca realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile con BVA Doxa in collaborazione con Etica Sgr. L’indagine sui risparmiatori italiani esamina se e come sono mutate le attitudini di risparmio e investimento nell’ultimo anno e mezzo, analizzando anche i possibili effetti della pandemia sulle scelte dei risparmiatori e il ruolo della finanza sostenibile nella ripresa economica.
Vediamo alcuni dei dati più interessanti che emergono dalla ricerca.
L’impatto della pandemia su risparmi e investimenti
Dall’indagine si evidenzia che il 27% degli intervistati ha incrementato la quota dei propri risparmi e investimenti da quando è iniziata l’emergenza sanitaria. Questo, a fronte di un 46% che non ha modificato significativamente tale ammontare e di un ulteriore 27% che, al contrario, ha ridotto i propri risparmi e investimenti per far fronte alle spese fisse o alle necessità quotidiane.
L’impatto della pandemia sulle scelte finanziarie
Nel 2021 si conferma il trend di crescita della quota di risparmiatori che prediligono investimenti a basso rischio (rilevato già prima della pandemia): questa categoria è passata dal 55% del 2018 al 66% del 2021. Insieme alla prudenza, crescono in modo ambivalente il bisogno di consapevolezza e controllo sui propri investimenti e la necessità di affidarsi a consulenti esperti. Rispetto al 2019, in particolare, diminuisce di 4 punti percentuali la quota di chi investe autonomamente. Inoltre, 7 intervistati su 10 dichiarano di avvalersi del supporto di un consulente nelle scelte finanziarie (solitamente il consulente della propria banca).
I settori considerati più attrattivi
L’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica hanno anche acceso i riflettori su alcuni settori protagonisti in questo periodo storico. Un risparmiatore su due ritiene che la pandemia abbia reso finanziariamente più attrattivi alcuni settori quali: farmaceutico (citato dal 65%); sanitario (63%); tecnologico o digitale (56%); a seguire, in misura minore, energetico (35%) e mobilità elettrica (28%).
Il digitale affianca i canali tradizionali
Un altro aspetto fortemente correlato con la pandemia è l’aumento della digitalizzazione: il 43% dei risparmiatori ha incrementato l’utilizzo dei canali digitali per gestire i propri prodotti di risparmio e investimento. Tuttavia, il digitale sembra solo affiancarsi (senza sostituirsi) ai riferimenti fisici più tradizionali, che rimangono predominanti soprattutto per la sottoscrizione di nuovi prodotti di risparmio e investimento.
Per questa finalità, infatti, solo il 19% degli intervistati ricorre alle app, al sito della banca o dell’assicurazione o ad altre piattaforme web. Le cause sono da ricercare, da un lato, nella consuetudine di rivolgersi a un consulente che semplifica e orienta le scelte, dall’altro nella scarsa sicurezza di sé rispetto agli investimenti.
Livello di consapevolezza e informazione dei risparmiatori
Dall’indagine emerge la consapevolezza di una modesta conoscenza finanziaria da parte dei risparmiatori: il 30% dichiara di non conoscere nel dettaglio le proprie attività finanziarie e solo il 53% ritiene di informarsi regolarmente sull’andamento dell’economia e dei mercati. Se si osservano i soli sottoscrittori di investimenti sostenibili e responsabili (SRI) il quadro appare, invece, sensibilmente diverso: la percentuale di coloro che si informano regolarmente sale al 77% e la quota di chi non conosce le proprie attività finanziarie diminuisce di 17 punti percentuali (attestandosi al 13%). Si rileva, ciononostante, un maggior ricorso alla figura del consulente da parte dei sottoscrittori di prodotti SRI: 87% versus 71% del campione complessivo.
Il ruolo della sostenibilità in finanza e nell’economia
L’edizione 2021 dell’indagine è caratterizzata da un marcato incremento nella quota di risparmiatori che conoscono o hanno sentito parlare di investimenti sostenibili. La crescita è infatti di +20 punti percentuali rispetto al 2019, probabilmente dovuta anche alle molte campagne mediatiche incentrate sulla sostenibilità dell’ultimo biennio.
Tuttavia, la conoscenza dei prodotti SRI appare ancora superficiale: per esempio, un risparmiatore su tre non sa esprimere un’opinione su redditività e rischiosità degli investimenti sostenibili nel lungo periodo. Il 46% degli intervistati dichiara di ricevere dalla propria banca, assicurazione o consulente finanziario più informazioni sugli investimenti sostenibili rispetto al passato. Il 47% dei risparmiatori, inoltre, percepisce un aumento delle competenze e dell’attenzione a questi temi nel settore finanziario. Ciononostante, si riduce di 4 punti percentuali la quota di risparmiatori a cui sono stati proposti prodotti SRI.
Da quando è iniziata la pandemia, il 35% dei sottoscrittori di prodotti SRI ha incrementato la quota di investimenti sostenibili e il 57% pensa di farlo in futuro. In effetti, chi già investe in questa tipologia di prodotti dichiara di averne constatato la validità sul piano delle performance nell’esperienza diretta e di voler perseguire e consolidare i valori di sostenibilità anche attraverso le scelte finanziarie.
I sottoscrittori di prodotti SRI sottolineano la necessità di promuovere maggiormente questi strumenti presso i potenziali nuovi sottoscrittori. Tra coloro che investono con criteri di sostenibilità, l’85% concorda sull’importanza di tener conto, nelle scelte finanziarie, del rischio crescente di emergenze ambientali o sanitarie; e l’81% concorda sull’importanza delle tematiche ambientali sociali e di governance (ESG) nella mitigazione dei rischi di natura esogena (per esempio, pandemie e crisi climatiche).
Secondo il 21% dei risparmiatori, gli aspetti ESG sono molto importanti nelle scelte di investimento e, più in generale, il 44% degli intervistati ritiene che integrare (maggiormente) la sostenibilità ambientale, sociale e di governance tra i criteri che guidano le scelte strategiche delle aziende possa contribuire a uscire più rapidamente dalla crisi attuale. L’ambiente rimane l’ambito predominante, anche se la pandemia ha contribuito ad aumentare l’attenzione alla sfera sociale. Cresce, rispetto al 2019, il numero di risparmiatori che considerano importanti gli aspetti ambientali e sociali nelle proprie scelte di investimento (per quanto riguarda l’area governance, invece, non si rilevano variazioni). Infine, 7 intervistati su 10 ritengono che alcuni settori produttivi dovrebbero prestare maggiore attenzione alla sostenibilità: primi fra tutti quello energetico (66% delle citazioni) e quello agroalimentare (64%). In ogni caso, per il 48% degli intervistati aumenterà l’attenzione nei confronti della sostenibilità, per effetto della pandemia.