I 24 Paesi dell’area Mediterranea sono in ritardo nel perseguire i 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile delle Nazioni unite (Sustainable Development Goals, Sdg’s), relativi a temi vitali come l’educazione, la parità di genere, l’accesso ad acqua e le energia pulite. E mancano solo 10 anni per arrivare al traguardo.
A certificarlo è il Rapporto Sustainable Development in the Mediterranean – Transformations to achieve the Sustainable Development Goals (SDGs), un documento, presentato lo scorso 12 novembre, elaborato dal Santa Chiara Lab dell’Università di Siena, Sustainable Development Solutions Network for the Mediterranean (Sdsn Med) e Sustainable Development Solutions Network (Sdsn) delle Nazioni unite.
Sviluppo sostenibile nell’area Mediterranea: la strada è ancora lunga
L’Italia occupa il 30esimo posto nella classifica dell’avanzamento a livello globale rispetto agli Sdg’s, registrando una performance di raggiungimento dei suoi obiettivi del 77%. Siamo quindi sotto la media della nostra regione di appartenenza, l’Europa occidentale (78,5%), ma spuntiamo un dato migliore del 74,8% di media dell’Europa orientale.
L’area Mediterranea nel suo complesso si trova invece al 50esimo posto nel ranking mondiale, con una media di avanzamento del 73,5%. Più avanti di Nord Africa (70,2%) e del Medio Oriente (70,2%), ma con molta strada da compiere nel prossimo decennio.
Salute, donne, povertà
Entrando nello specifico di alcuni degli obiettivi Onu, si percepisce però la necessità di accelerare i processi di sviluppo sostenibile. Non è infatti tollerabile, anche per i sistemi di welfare e sanitari, che l’obesità colpisca tuttora dal 18 al 35% della popolazione nell’area Mediterranea, per esempio. Ed è ancora allarmante il livello dell’emancipazione femminile, con un misero 18% dei seggi occupati da donne nei Parlamenti nazionali dell’area Medio Oriente e Nord Africa (Mena) e un dato comunque non soddisfacente (37%) in Europa.
Sono insomma diversi e gravi gli aspetti di carattere educativo e culturale da modificare, verso un progresso generalizzato, ma anche quelli di tipo materiale, spesso alla base di ogni altro processo, richiedono un intervento urgente e massivo. A chiarirlo è un 12% di persone nell’area del Mediterraneo (quasi 50 milioni di individui di cui 27 milioni abitanti in Europa) che erano a rischio povertà prima della pandemia da coronavirus e che, presumibilmente, vedranno peggiorare ulteriormente la loro situazione.
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