Le emissioni inquinanti devono essere ridotte ben oltre quanto stabilito finora. A sostenerlo è la Commissione europea che a settembre probabilmente presenterà una richiesta in tal senso ai Paesi membri. In Europa però non si riesce a raggiungere un accordo sui nuovi obiettivi climatici per il 2030.
Riduzione delle emissioni del 50% entro il 2030
Ad oggi infatti l’eurozona si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra del 40% rispetto ai livelli del 1990 nei prossimi 10 anni. Ma secondo gli esperti questo obiettivo deve essere potenziato per rientrare nei parametri dell’Accordo di Parigi, parametri che permetteranno di evitare conseguenze catastrofiche. In seguito a una valutazione d’impatto, a settembre la Commissione europea potrebbe proporre una riduzione delle emissioni del 50% o 55% entro il 2030.
Obiettivi climatici 2030: una valutazione d’impatto
A metà marzo scorso la Commissione Europea ha avviato una valutazione d’impatto, con un’analisi costi-benefici, riguardo la possibilità di rafforzare gli obiettivi climatici 2030 dell’eurozona: vale a dire la riduzione dei gas a effetto serra del 50-55% rispetto ai livelli del 1990. Analisi che verrà presentata a settembre. Tuttavia la crisi economica generata dalla pandemia del Coronavirus potrebbe sparigliare le carte. Le politiche climatiche potrebbero essere messe in secondo piano.
«Date le molte incertezze, la Commissione non sarà in grado di garantire che l’agenda degli impegni climatici possa essere mantenuta invariata. Ma, manifestando la sua intenzione di raggiungere una valutazione d’impatto entro settembre, sta inviando un chiaro messaggio: vuole maggiore ambizione rispetto agli obiettivi climatici 2030», ha affermato Andreas Graf, analista di Politica energetica dell’UE presso il think tank Agora Energiewende.
Taglio alle emissioni: niente accordo tra i paesi membri
A metà luglio si è tenuta una riunione virtuale tra i ministri dell’Ambiente dei 27 Stati membri UE, che non sono riusciti a trovare un terreno comune sull’opportunità di aumentare i tagli alle emissioni nell’ambito degli obiettivi climatici 2030.
In base a quanto dichiarato dal ministro tedesco, Svenja Schulze «alcuni paesi sono scettici». Polonia, Slovacchia, Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca e Ungheria hanno, infatti, scritto alla Commissione Ue affermando che non sosterranno un nuovo obiettivo fino a quando non vedranno la valutazione d’impatto. Di contro, paesi come Spagna, Danimarca, Svezia, Finlandia, Paesi Bassi, Austria e Lussemburgo sostengono una riduzione delle emissioni di almeno il 55% entro il 2030.
Secondo Schulze «bisogna fare capire a questi Paesi perché un aumento del taglio delle emissioni è così importante e qual è l’aiuto che l’esecutivo UE fornirà loro per raggiungere tale obiettivo». Per i paesi dell’Europa dell’est, infatti, è fondamentale riuscire a capire nel dettaglio quali siano i reali costi sociali, ambientali ed economici derivanti da obiettivi climatici 2030 più ambiziosi. Finora, secondo quanto dichiarato, un nuovo obiettivo per il taglio delle emissioni di gas serra non è strettamente necessario.
Aumentare gli investimenti per la decarbonizzazione
La questione chiave è di natura economica. La Commissione intende lanciare un fondo UE da 40 miliardi di euro per supportare la decarbonizzazione delle regioni dipendenti dai combustibili fossili. Ma secondo diverse stime, gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi climatici 2030 attuali dovrebbero essere molto più elevati, pari a circa 2,4 miliardi di miliardi di euro entro il 2027.
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