L’Italia, tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, sarebbe il più esposto agli effetti dei cambiamenti climatici. Sono queste le previsioni contenute nel rapporto “Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia”, realizzato dalla Fondazione Cmcc, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici.
Occorre prendere provvedimenti sul tema del cambiamento climatico con una gestione integrata dei rischi e una visione articolata delle soluzioni di mitigazione o adattamento. Altrimenti, dice l’analisi, l’impatto potrebbe essere pesantissimo a livello ambientale, economico e sociale con un forte aumento delle disuguaglianze. Il nostro Paese potrebbe diventare, entro la fine del secolo, meno vivibile ed economicamente più instabile.
Climate change, cala la ricchezza e crescono le disuguaglianze
Il report effettua un’analisi integrata del rischio climatico ed evidenzia diversi scenari attesi per l’Italia e le principali criticità per ogni scenario in corrispondenza di diversi possibili livelli di riscaldamento globale. Nello scenario peggiore le conseguenze del climate change nel 2100 causerebbero perdite di Pil pro capite tra il 7 e l’8%, un aumento della disuguaglianza economica tra Nord e Sud e tra fasce di popolazione più povere e più ricche. Gli indicatori di “uguaglianza” peggiorerebbero del 16% nel 2050 e del 61% nel 2080.
Occorre una conversione ecologica nei modelli di produzione e consumo
L’impatto negativo colpirebbe, secondo il report, tutti i settori dell’economia italiana. Le perdite maggiori si registrerebbero nelle infrastrutture, a causa dell’intensificarsi dei fenomeni di dissesto idrogeologico, nell’agricoltura e nel settore turistico. Lo studio evidenzia, quindi, l’urgenza di sostenere e favorire una conversione ecologica dei nostri modelli di produzione e di consumo, in coerenza con le prescrizioni e ambizioni dei progetti comunitari (Green Deal e Recovery fund) e con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
Le conseguenze in Italia
In base ai diversi modelli climatici previsti nel rapporto, le temperature aumenterebbero tra i 2°C nel periodo 2021-2050, rispetto al periodo 1981-2010, e i 5°C, nello scenario peggiore. In uno scenario con emissioni elevate e nessuna iniziativa di mitigazione, le conseguenze previste dal report sono: precipitazioni di intensità maggiore, più frequenti in inverno al Nord e meno frequenti in estate al Centro-Sud; eventi climatici estremi come notti tropicali, in cui la temperatura non scende mai sotto i 20°C, diversi giorni consecutivi senza pioggia, seguiti da giorni di piogge intense e prolungate. Il livello del mare aumenterebbe di 6 centimetri per l’Adriatico e fino a 8 centimetri per il Mar Tirreno e si verificherebbe un’acidificazione delle acque marine e all’erosione costiera.
A causa della grande presenza di superfici ricoperte da cemento e asfalto con poche aree verdi, le aree urbane risulterebbero le più esposte ai rischi climatici. Le città subirebbero, quindi, forti impatti negativi sulla sicurezza e sulla salute delle persone in seguito all’incremento di temperatura, alla maggiore frequenza e durata delle ondate di calore e agli eventi di precipitazioni intense. Sarebbe inoltre atteso un aumento della mortalità, legata soprattutto all’incremento di casi di malattie cardiovascolari e di malattie respiratorie.
Dissesto idrogeologico, acqua e incendi
L’Italia è un Paese ad alto rischio idrogeologico. I cambiamenti climatici agiscono come amplificatori di questo rischio: l’innalzamento della temperatura e l’aumento di fenomeni di precipitazione localizzati nello spazio causeranno un ulteriore aumento di fenomeni di dissesto, di esondazione di bacini e frane su tutto il territorio nazionale. A rischio anche le risorse idriche: sono previsti periodi prolungati di siccità, eventi estremi e cambiamenti nel regime delle precipitazioni. Il loro impatto prospetta rischi sia per la qualità sia per la quantità di acqua disponibile, soprattutto nelle zone semi-aride.
I sistemi agricoli potrebbero andare incontro a una riduzione delle rese nella produzione di molte specie. Il rischio sarebbe più elevato per le aree del Sud Italia. Impatti negativi, diretti e indiretti, sono attesi anche per il settore dell’allevamento. Gli incendi boschivi rappresentano una delle principali minacce per il comparto forestale italiano. Si prevede che i cambiamenti climatici, come l’aumento delle temperature, la riduzione delle precipitazioni medie annue e la maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi, potrebbero esacerbare ulteriormente anche il rischio di incendi.
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