Le aziende devono rendere conto del proprio operato in termini di impatto ambientale, in particolare per monitorare i rischi legati al cambiamento climatico.
Lo ha stabilito, nel 2015, la Task Force sul Clima costituita dal Financial Stability Board (FSB) – l’organismo che promuove e monitora la stabilità del sistema finanziario mondiale – che ha proposto una serie di raccomandazioni su come rendicontare l’impatto ambientale agli investitori.
Lo ha ribadito la Direttiva europea sulla Rendicontazione Non Finanziaria (EU Non-Financial Reporting Directive – Nfrd) che dal 2017 obbliga le aziende “di interesse pubblico” (società quotate, assicurazioni, banche, ecc.) di dimensioni elevate (con più di 500 dipendenti e un attivo patrimoniale superiore a 20 milioni di euro o ricavi netti superiori a 40 milioni di euro) a pubblicare queste informazioni non finanziarie.
Recentemente il Technical Expert Group on Sustainable Finance (TEG), il gruppo di esperti riuniti dalla Commissione europea per stabilire le linee guida sulla finanza sostenibile in Europa, ha redatto un report che mette d’accordo i due fronti. Il documento è stato sottoposto a consultazione pubblica fino al primo febbraio e ora il TEG farà una relazione alla Commissione europea sui risultati della consultazione.
Un unico modo di rendicontare il proprio impatto ambientale
Anche se le raccomandazioni della Task Force on Climate-related Financial Disclosures sono rivolte a tutte le aziende, mentre gli obblighi previsti dalla Direttiva sulla Rendicontazione Non Finanziaria sono rivolti solo ad alcune, i due documenti hanno dei punti in comune. Il TEG li ha messi nero su bianco.
Le aziende devono prestare attenzione alla dimensione finanziaria dell’impatto ambientale del proprio operato e inserire informazioni sull’impatto finanziario legato al climate change e alle sue conseguenze.
È fondamentale uno sguardo di lungo periodo, il cosiddetto approccio “forward looking”. Alle aziende si chiede di inserire, accanto alla rendicontazione delle performance passate, anche l’indicazione di obiettivi di breve e lungo termine, tenendo conto anche di politiche nazionali e internazionali.
L’importanza della rendicontazione della resilienza delle strategie aziendali. Un’analisi di scenario delle attività dell’azienda può essere utilizzata per la comprensione delle potenziali implicazioni del cambiamento climatico e della resilienza della società a tali implicazioni.
Le opportunità di business legate al clima da tenere in considerazione. Lo sviluppo di prodotti e servizi a basso impatto ambientale possono diventare misure di mitigazione del rischio.
Se l’azienda snobba le conseguenze dell’impatto ambientale
Nel recente studio The Global Risk Report 2019 è emerso che i principali rischi globali individuati per il 2019 sono legati a tematiche ambientali, rappresentando 5 dei primi 10 rischi globali sia per “probabilità di accadimento” sia per “impatto”. E nello specifico le catastrofi climatiche sono state identificate come il principale rischio in termini di probabilità. Inoltre è cresciuta sensibilmente la preoccupazione relativa al fallimento delle politiche di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.
Le aziende devono quindi assumere le necessarie contromisure per mitigare l’impatto finanziario del cambiamento climatico. I grandi investitori istituzionali guardano con diffidenza chi non inserisce il climate change nella griglia dei rischi e stanno chiedendo alle aziende quotate più attenzione riguardo ai temi della sostenibilità, per evitare possibili rischi sul futuro approvvigionamento finanziario sui mercati.
Le imprese che non si adegueranno si espongono al rischio di inaridire i propri canali di finanziamento.