«Per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Accordo sul Clima di Parigi, le aziende del comparto dei combustibili fossili devono essere più trasparenti e assumersi la responsabilità delle proprie emissioni inquinanti». Esordisce così la lettera aperta inviata al Financial Times da 60 società finanziarie.
Si tratta di società che, insieme, gestiscono più di 10.400 miliardi di dollari, investitori di lungo termine proprio del comparto oil & gas.
Più costi per i comparti che emettono emissioni inquinanti
«Siamo fortemente consapevoli dell’importanza di una transizione a un futuro a basse emissioni inquinanti» – si legge nella lettera – «per la sostenibilità dell’economia globale e la prosperità dei nostri clienti».
È anche è anche una questione di costi: le nuove normative in molti paesi del mondo hanno l’obiettivo di mantenere il rialzo della temperatura globale sotto i 2 gradi e rispettare gli obiettivi fissati dall’Accordi di Parigi. Questo significa che in futuro saranno sempre maggiori i costi per i comparti che emettono emissioni inquinanti e saranno soggetti, quindi, a un incremento dei rischi di investimento.
Ridurre le emissioni inquinanti, una necessità
Il CDP (già Carbon Disclosure Project) stima che il comparto oil & gas è responsabile del 50% delle emissioni inquinanti globali. E, scrivono nella lettera aperta, «per il 90% queste emissioni derivano dall’uso dei prodotti delle imprese di questo settore». Di conseguenza «ridurre l’impatto inquinante dei propri prodotti sarebbe, per queste realtà, la strategia più efficace per passare a un mondo a basse emissioni inquinanti».
I 60 grandi investitori chiedono anche ai governi di portare avanti una regolamentazione che supporti gli investimenti in tecnologie a basso impatto.
«Noi continueremo la nostra attività di vigilanza e di dialogo con le imprese del comparto dei combustibili fossili, per comprendere meglio come gli investimenti che scegliamo per conto dei nostri clienti siano in linea con un futuro sostenibile. Noi investitori ci stiamo assumendo le nostre responsabilità per sostenere l’Accordo di Parigi» – si chiude la lettera aperta – «è tempo che le imprese facciano lo stesso».
Anche il Parlamento UE chiede un futuro fossil free
Una richiesta di disinvestimento dal settore dei combustibili fossili è arrivata anche dal Parlamento Europeo, che ha approvato una risoluzione sulla finanza sostenibile.
Articolato in una cinquantina di punti, il provvedimento sottolinea l’importanza di un quadro normativo e di vigilanza stabile e ambizioso per mobilitare i capitali privati verso la sostenibilità.
E, tra i vari punti, chiede anche di mettere in campo azioni per “decarbonizzare” al più prestola finanza. «Dal momento che entro la metà del secolo avremo eliminato i combustibili fossili dalla nostra economia» – ha dichiarato Molly Scott Cato, l’europarlamentare britannica relatrice della risoluzione – «dobbiamo anche eliminare dal nostro sistema finanziario le attività che dipendono da essi».
Ridurre l’impatto sull’ambiente: ci crediamo fino in fondo
Noi di Etica Sgr abbiamo a cuore la transizione verso un futuro a basse emissioni di CO2. Per questa ragione aderiamo – già dal 2015 – al Montréal Carbon Pledge, un’iniziativa promossa dal PRI rivolta agli investitori istituzionali di tutto il mondo che prevede l’impegno a misurare, ridurre e rendicontare l’impronta di carbonio (“carbon footprint”) dei propri investimenti azionari.
Dall’ultimo studio svolto sul fondo Etica Azionario è emerso che le aziende in portafoglio sono attive nella riduzione delle proprie emissioni inquinanti. Infatti l’81% delle aziende ha intrapreso iniziative per ridurre l’impatto ambientale attraverso, ad esempio, lo sviluppo di prodotti low carbon e processi di produzione più efficienti dal punto di vista energetico.
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