Economia circolare: dalla produzione al consumo, la vita di un prodotto (quasi) senza scarti. È un modello dove tutto è pensato e prodotto per poter essere rigenerato e dove gli sprechi sono ridotti al minimo.
Una vera rivoluzione, che da qualche anno sta diventando realtà anche in Italia. È stato appena presentato il primo Atlante Italiano dell’Economia Circolare, una raccolta delle aziende del Belpaese che hanno avuto il coraggio di convertirsi con successo alla nuova economia sostenibile. Tessuti prodotti dagli scarti della lavorazione delle arance, una centrale a biogas che usa i residui di produzione agroalimentare, carta ricavata dalle alghe infestanti che mettono a rischio l’ecosistema della Laguna veneta. Sono solo alcune delle cento storie di impresa virtuose contenute nell’Atlante.
Il progetto è promosso da Ecodom, il principale Consorzio italiano per il recupero dei RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) e da CDCA, il primo Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali in Italia. «In Italia i rifiuti valgono 10 miliardi l’anno, ma solo 1 entra nel circuito dell’economia circolare, secondo il Waste Strategy Annual Report 2017», ha affermato Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom.
Un nuovo modello economico
“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. È una legge fisica che ben si adatta a descrivere il senso dell’economia circolare. A parte la prima affermazione “nulla si crea”, perché in questo nuovo modello economico la “creazione” c’è eccome. Anzi, proprio la progettazione dei prodotti svolge un ruolo fondamentale, perché è in questa fase che è possibile pensare a realizzare un prodotto che, una volta fuori uso, possa essere riutilizzato o riciclato.
Il termine “economia circolare” nasce, infatti, in contrapposizione all’attuale modello economico, cosiddetto “lineare”, dove i prodotti vengono realizzati, utilizzati e infine scartati come rifiuti, creando enormi problemi di gestione, di riutilizzo, o più spesso di inquinamento. Il tutto utilizzando enormi quantità di energia.
La Lombardia è risultata al primo posto con il 21% di esperienze di economia circolare; seguita dal Lazio (15%). Quindi Toscana (12%), Emilia Romagna (7%) e Veneto (7%). Via via si trovano Liguria, Trentino Alto-Adige (4%), Puglia, Piemonte, Marche e Basilicata con il 3%.
L’atlante dell’economia circolare
Un Atlante per racchiudere le migliori esperienze di #economiacircolare in Italia e un concorso a premi per raccontare come cambia l’economia nel nostro Paese. In corso da #Roma l’evento di lancio di “Storie di economia circolare” 👉https://t.co/6U941Bb0nW pic.twitter.com/K2p5wH57Wp
— Banca Etica (@bancaetica) 5 dicembre 2017
Le esperienze contenute nell’Atlante appartengono ai settori più diversi.
Recupero rifiuti
Il 18% si occupa di recupero dei rifiuti, come l’azienda che ricicla in soli 30 minuti gli pneumatici fuori uso attraverso l’utilizzo delle microonde o quella che ha realizzato un’app per smartphone che riconosce il rifiuto e indica in quali bidoni va gettato.
Abbigliamento
Il 15% delle imprese descritte realizza prodotti di abbigliamento e accessori, come quella che trasforma i fondi di lattine in bracciali, anelli, orecchini e collane; o quella che realizza tessuti di alta qualità a partire dagli scarti della lavorazione delle arance.
Edilizia
Il 14% si occupa invece di arredo ed edilizia, come lo studio di progettazione in bio architettura con materiali naturali, riciclati e a chilometro zero.
Alimentazione
Del settore alimentare fanno parte il 10% delle imprese dell’Atlante, come il laboratorio che produce humus di lombrico per rendere migliore la struttura del terreno; l’azienda che utilizza i fondi di caffè per coltivare i funghi; o quella che recupera le eccedenze alimentari dei grandi eventi per distribuirle alle mense popolari e a famiglie in difficoltà.
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