In un mondo che affronta sfide climatiche senza precedenti, la COP28 (Conference of the Parties) rappresenta un evento cruciale e segna un potenziale punto di svolta nella lotta globale contro il cambiamento climatico. La conferenza ha attirato l’attenzione internazionale per le sue promesse di un futuro più sostenibile, ma dietro le dichiarazioni di intenti e gli applausi, sorge una domanda fondamentale: la COP28 ha davvero segnato la fine dell’era dei combustibili fossili o si tratta di un altro capitolo di promesse non mantenute?
Dopo aver vissuto l’anno più caldo mai registrato, i cittadini di tutto il mondo sono sempre più alla ricerca di azioni concrete, e molti sono ormai scettici. La conferenza delle parti si è aperta e chiusa con dei colpi di scena tipici di chi vuole impressionare il pubblico. Gli accordi raggiunti hanno un forte valore politico: il messaggio che il clima è un dilemma incentrato sui combustibili fossili non è più solo fruizione della scienza e dell’attivismo, ma di tutta la comunità e delle nazioni.
COP28, la conferenza più partecipata di sempre
La conferenza delle parti sul clima tenutasi negli Emirati Arabi, uno dei paesi leader nella produzione di combustibili fossili, è stata fin da subito considerato un paradosso. Da tempo prima dell’inizio dei negoziati, le voci del fallimento risuonavano sui media globali, anche a causa del nome scelto per la guida di COP, il petroliere Sultan Ahmed Al Jabar. Nonostante le critiche, il presidente della conferenza ha dichiarato fin dal primo giorno il proprio impegno per ottenere risultati storici. Una dichiarazione lasciata dal primo giorno che è stata un mantra durante le 300 ore di negoziati:
«il fallimento di questa COP non è un’opzione, dobbiamo agire e dobbiamo consegnare risultati.»
Nonostante lo scetticismo iniziale, la COP28 ha attirato quasi 90.000 partecipanti, diventando così la conferenza più partecipata di sempre. Il primo giorno si è aperto il sipario con un colpo di scena tipico di chi vuole puntare i riflettori su qualcosa: in questo caso, la volontà di dimostrare che questo negoziato non sarà un fallimento e che i risultati della COP28 saranno operativi. Il fondo perdite e danni (loss and damage fund), approvato il 30 Novembre, verrà attivato e gestito dalla Banca Mondiale. Nonostante la raccolta di oltre 700 milioni di dollari sia lontana dai 400 miliardi richiesti dai paesi in via di sviluppo, si è trattato comunque un risultato tangibile, seppur migliorabile.
Le negoziazioni si sono susseguite rapidamente, con un’approvazione dopo l’altra e senza un vero e proprio rispetto delle giornate tematiche. Il testo dell’accordo infatti rispecchia questo aspetto: i temi trattati sono stati pochi e hanno lasciato indietro i temi della finanza e dell’inclusione sociale.
I risultati dell’accordo
La COP28 doveva chiudersi Martedì 12 dicembre, giorno in cui è uscita una prima bozza totalmente deludente. Mercoledì 13 dicembre, Sultan Al Jaber ha chiuso il sipario in un minuto, con l’ennesimo colpo di scena. Ha aperto la plenaria elogiando i delegati al vertice climatico Cop28 a Dubai, che hanno preso parte alle due settimane di discussioni difficili.
«Per la prima volta, l’esito riconosce la necessità di abbandonare i combustibili fossili”, ha detto Sultan Ahmed Al Jabar. “L’era dei combustibili fossili deve finire, e deve finire con giustizia ed equità.»
Più di 190 nazioni hanno accettato un accordo che invita il mondo a abbandonare gradualmente (transition away) i combustibili fossili. Un accordo debole rispetto alla completa eliminazione (phase out) dalle combustibili fossili, ma si tratta comunque di un accordo storico, sia perchè pronunciato da un petroliere, sia perchè punta il dito contro ciò che non era mai stato nominato. Per decenni, il mondo è stato costretto a evitare l’elefante nella stanza: i combustibili fossili. I paesi produttori di petrolio non avevano mai acconsentito prima d’ora a parlare di clima in questi termini, rifiutando trattati legalmente vincolanti che facessero esplicito collegamento con petrolio e gas.
Il testo approvato mercoledì mattina, noto come “global stocktake“, impegna i paesi, per la prima volta, a intraprendere de facto una progressiva eliminazione dei combustibili fossili, anche se, secondo gli stati insulari più vulnerabili agli impatti della crisi climatica, sono presenti “una serie di falle” che potrebbero ostacolare il necessario calo delle emissioni di gas serra per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.
Non dobbiamo dimenticare che, tra gli abbracci, gli applausi, le espressioni di gioia e sollievo, la compagnia petrolifera di Al Jaber, Adnoc, sta tuttora progettando un massiccio aumento della capacità di produzione, così come, in generale, si stanno muovendo le compagnie petrolifere dei principali paesi produttori di greggio. Ma Al Jaber ha ottenuto ciò che nessun’altra presidenza della Cop aveva mai ottenuto: portare l’Arabia Saudita al tavolo per concordare come priorità globale una transizione di uscita dai combustibili fossili.
Quali sono i principali risultati di COP28?
Finanza
La finanza è stata sulla bocca di tutti dal primo giorno, deludendo però le aspettative di molti, compresi i G77, un’ampia coalizione composta da oltre 130 nazioni del Sud globale. La situazione dei finanziamenti necessari per l’adattamento e la transizione energetica in Africa, America Latina e Asia rimane ancora avvolta nell’incertezza. Il testo riconosce che il fabbisogno finanziario per l’adattamento dei Paesi in via di sviluppo è stimato tra 215 e 387 miliardi di dollari all’anno fino al 2030. L’accordo affronta la questione della finanza per il clima, evidenziando soltanto la necessità di nuovi e ulteriori finanziamenti per sostenere i Paesi in via di sviluppo nella transizione verso un’economia giusta ed equa. Non scordiamoci che i Paesi sviluppati hanno la responsabilità di adempiere ai loro obblighi di finanziamento per il clima, previsti dall’articolo 9 dell’Accordo di Parigi.
Energie rinnovabili
Il testo chiede di “triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare il tasso medio annuo di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030”, proposta portata sul tavolo dalla presidente Ursula von der Leyen e approvata in tempi record. Per la prima volta è stato chiesto di mettere in pratica la transizione verso fonti di energia pulita. Se, infatti, pensiamo che in Italia un edificio su tre si trova nella classe energetica più bassa, l’efficienza energetica diventa prioritaria. Tuttavia, l’avanzamento delle energie rinnovabili non conduce automaticamente a una diminuzione della dipendenza dai combustibili fossili. Per tale motivo, è essenziale implementare politiche atte a garantire che la crescente capacità di energia pulita agisca in modo attivo nella sostituzione dell’energia derivante da carbone, petrolio e gas.
Nucleare
Il nucleare ha avuto un ruolo di marginalità a COP28: il testo lo menziona, seppur con un ruolo marginale rispetto alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica. La fusione nucleare, rimane una prospettiva lontana, non un’opzione realistica per ottenere i risultati entro il 2030.
Cattura e stoccaggio di CO2
Ad oggi solo lo 0,12% delle emissioni globali del 2022 legate all’energia sono stoccate e rimosse grazie a 40 impianti commerciali di cattura della CO2 operativi. L’accordo di COP28 riconosce il ruolo delle tecnologie di assorbimento e rimozione della CO2, come la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio (CCUS). La considerazione attenta delle attività di cattura e stoccaggio del carbonio e della rimozione dell’anidride carbonica, note come tecnologie di “carbon management”, devono essere eseguite con estrema cautela al fine di evitare il greenwashing e consentire, di fatto, la persistenza delle emissioni di carbonio. La diffusione di tali tecnologie, ancora in fase embrionale, deve essere vincolata a utilizzi specifici e legittimi, senza compromettere in alcun modo il progresso verso l’abbandono delle fonti fossili. La CCS (cattura del carbonio e stoccaggio), invece, può svolgere un ruolo significativo nella completa decarbonizzazione di settori industriali pesanti. Pertanto, accanto all’accordo preso è imperativo regolare attentamente l’adozione di tali tecnologie per garantire una transizione efficace verso soluzioni sostenibili e non impedire il passaggio verso fonti energetiche più pulite.
Un passo avanti verso un futuro senza fossili
Il risultato della COP28, ottenuto negli Emirati Arabi Uniti, mette in evidenza il ruolo chiave che i paesi produttori di carbone, petrolio e gas avranno nel ridurre le emissioni e mantenere gli impegni di contenimento delle temperature, unica via per preservare il pianeta e il futuro delle generazioni future. La palla ora passa ai governi, ai loro piani nazionali e alla loro diplomazia e cooperazione, che dovranno aderire agli impegni internazionali e facilitare la transizione verso energie pulite, coinvolgendo anche le aziende del settore Oil & Gas.
L’umore nella riunione plenaria di chiusura della COP28 mercoledì mattina era chiaro: questo accordo rappresenta un progresso significativo per i paesi che vogliono affrontare la crisi climatica. Il mondo deve prendere questo segnale come la fine dell’era dei combustibili fossili e accelerare nella giusta direzione di decarbonizzazione.
Si prega di leggere le Note Legali.