Cambiamento climatico: per l’Italia il 2018 è stato l’anno più caldo dal 1800. Lo stesso è avvenuto anche in Francia, Svizzera, Germania e Austria.
Sono questi i risultati pubblicati di recente dall’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (Isac) del Cnr (Consiglio nazionale delle Ricerche) di Bologna. Le temperature registrate l’anno scorso hanno superato di +1,58° centigradi la media del periodo (1971-2000), +1,44° sopra la media del precedente record del 2015.
Di mese in mese, da Nord a Sud
A parte i mesi di febbraio (con un’anomalia negativa) e marzo (con valori nella media), nei restanti dieci mesi si sono registrate anomalie positive e in nove di essi addirittura di oltre 1° rispetto alla media. In particolare gennaio 2018 è stato il secondo gennaio più caldo dal 1800 ad oggi, con una anomalia di +2,37° rispetto alla media, e aprile, il più caldo di sempre, con un’anomalia di +3,50° rispetto alla media.
Guardando le mappe del CNR, emerge poi che le temperature medie minime sono cresciute in particolare nell’Italia meridionale, mentre le massime nelle aree settentrionali del Paese.
A conferma del cambiamento climatico
“È l’ennesima conferma del fatto che siamo in presenza di un cambiamento climatico importante per il nostro Paese”.
Così commentano i ricercatori del CNR. Considerando gli ultimi 220 anni di storia climatica dell’Italia, infatti, la presenza di un cambiamento climatico è evidente: tra i 30 anni più caldi dal 1800 ad oggi 25 sono successivi al 1990.
E nel mondo?
Un’ulteriore conferma arriva dal Copernicus Climate Change Service (C3S), il programma per l’osservazione della Terra messo a punto dall’Unione Europea: gli ultimi quattro anni sono stati i più caldi mai registrati. Il 2018 il quarto anno più caldo di sempre, con temperature non molto distanti da quelle del 2015. Gli ultimi 5 anni hanno visto un aumento di 1,1° della temperatura media globale.
“Eventi climatici importanti come l’estate calda e secca in gran parte dell’Europa o l’aumento della temperatura nelle regioni artiche sono segnali allarmanti per tutti noi”, sottolineano i ricercatori del C3S.
Secondo i dati il riscaldamento più pronunciato si sarebbe registrato nell’Artico, in particolare nello Stretto di Bering tra Stati Uniti e Russia e attorno all’arcipelago delle Svalbard. Le aree terrestri più calde della media sono state in particolare Europa, Medio Oriente e Stati Uniti occidentali. Al contrario, la parte Nordorientale dell’America settentrionale e alcune aree centrali della Russia e dell’Asia centrale hanno registrato temperature annue inferiori alla media.
Aumenta anche l’inquinamento
I dati rilevati da Copernicus evidenziano anche un aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera. Anzi il tasso di crescita nel 2018 è stato maggiore dell’anno precedente, con un +2,5 ppm l’anno, arrivando a toccare quota 406,7 ppm, altro valore record.
Insomma, il cambiamento climatico è una sfida globale a cui tutti siamo chiamati a rispondere.
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