Si utilizza il termine volatilità dei mercati per indicare i movimenti repentini al rialzo o al ribasso dei mercati finanziari. Si tratta di un concetto chiave della finanza che ha diverse implicazioni per gli investitori. Scopriamo di cosa si tratta, da cosa dipende e come gestirla.
Cosa indica la volatilità
Partiamo dalla definizione economica di volatilità: indica l’andamento dei prezzi di un asset finanziario (azioni, obbligazioni e così via) in un arco di tempo determinato. La volatilità si calcola su valori già esistenti di uno strumento finanziario. Per esempio, quando si dice che un titolo azionario ha una volatilità del 20% significa che il rendimento medio dell’azione ha avuto variazioni in media del 20% al rialzo o al ribasso.
Possiamo distinguere due tipi di volatilità:
- Volatilità storica. Si misura sulla serie storica dei rendimenti e dà come risultato la variazione di rendimento rispetto al mercato e al periodo di riferimento.
- Volatilità attesa. Stima quanto può essere volatile uno strumento finanziario nel futuro. Non basandosi su dati certi può essere errata.
Come si misura la volatilità
Per misurare la volatilità di un singolo titolo si utilizzano degli indicatori specifici che con formule matematiche stabiliscono il valore percentuale dell’intervallo tra il prezzo più alto e quello più basso confrontando la differenza tra i due prezzi. L’indicatore più utilizzato è il Relative Volatility Index (RVI) che calcola la direzione del prezzo dello strumento finanziario analizzato.
Per misurare la volatilità dei mercati finanziari, ci sono indici specializzati. Il più conosciuto è il Volatility Index (VIX) calcolato sulla base dei 500 titoli a maggiore capitalizzazione del mercato americano compresi nell’indice S&P500. Un altro indice volatilità è il VStoxx che è collegato all’indice EuroStoxx 50 dei 50 titoli europei a maggior capitalizzazione.
Da cosa dipende la volatilità
In primo luogo, la volatilità dipende dallo strumento finanziario che si considera: per ognuno è diversa. Le azioni solitamente sono più volatili delle obbligazioni, mentre i fondi di investimento sono tra i prodotti finanziari meno volatili. In media, la volatilità di lungo termine di un titolo azionario è di circa il 20%. Per le obbligazioni la volatilità media di lungo termine è di circa il 4%.
In particolare, se guardiamo agli indici azionari sono più volatili:
- Gli indici azionari composti da un basso numero di società. In questa categoria rientra, per esempio, l’indice americano Dow Jones che è composto da soli 30 titoli rappresentativi delle maggiori società quotate a Wall Street. La volatilità è più contenuta per l’indice americano S&P 500 che conta su 500 società quotate. In Europa, l’indice Germany 40 (DAX), che comprende le 40 società tedesche più liquide quotate alla Borsa di Francoforte, è più volatile del FTSE 100 che racchiude le 100 società più capitalizzate quotate a Londra.
- Gli indici azionari che hanno una prevalenza di settori sensibili. Nonostante un grande numero di società quotate, il Nasdaq 100 è un indice molto volatile perché il peso del settore tecnologico è molto importante. Allo stesso tempo, sono numerose anche le quotazioni di società start up in settori innovativi (biotecnologia e intelligenza artificiale, per esempio) che attraverso il debutto in Borsa finanziano la crescita nel lungo termine con risultati non sempre prevedibili.
Al di là degli strumenti, la volatilità è una caratteristica dei mercati finanziari ed è determinata da cause spesso imprevedibili e da fattori prevedibili.
In particolare:
- Eventi non attesi. Una guerra, il fallimento di uno Stato o di un’azienda sono eventi imprevedibili che hanno conseguenze dirette sulla volatilità dei mercati finanziari. Solitamente questi eventi hanno un impatto nel breve termine.
- Eventi attesi. La comunicazione di dati economici da parte delle aziende (trimestrali, semestrali, annuali) e degli Stati (disoccupazione, Prodotto interno lordo), le decisioni di politica monetaria sui tassi da parte delle Banche Centrali fanno parte degli eventi attesi che creano comunque volatilità nel breve e medio termine. Le elezioni politiche, le modifiche legislative che hanno un impatto transnazionale e quelle fiscali sono fattori politici che hanno un impatto sulla volatilità di medio e lungo termine.
Perché è importante conoscere la volatilità di un asset finanziario
Abbiamo visto che la volatilità è un indicatore utile per prevedere il rendimento potenziale di uno strumento finanziario e misura la percentuale di rischio. Più la volatilità è alta e più un’operazione finanziaria è rischiosa e, allo stesso tempo, redditizia. In sintesi:
- Un investimento che ha un grado di volatilità medio alta è più rischioso. Gli strumenti finanziari con una volatilità elevata non sono da scartare a priori. Tutto dipende dal grado di rischio che un investitore è in grado di sostenere. In generale, un orizzonte temporale di investimento di lungo termine premia gli asset volatili.
- La volatilità di un titolo è un parametro utile per valutare il rendimento potenziale di uno strumento finanziario. A una maggiore volatilità corrispondono migliori opportunità di guadagno, lo stesso vale anche al contrario: una maggiore volatilità può portare a perdite più elevate.
- Se si investe con un buon grado di diversificazione e utilizzando strumenti finanziari che adottano un forte controllo del rischio, la volatilità si può contenere. Gli asset che hanno il maggior grado di controllo della volatilità sono i fondi di investimento.
Si prega di leggere le Note Legali.