Supply chain, la cooperazione con i fornitori è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità dell’azienda e agire in modo coerente. Mappare la catena di fornitura secondo criteri ESG significa preoccuparsi degli impatti ambientali e sociali e incoraggiare le pratiche di buona Governance lungo l’intero ciclo di vita di beni e servizi.
Una recente ricerca condotta da McKinsey, Global Supply Chain Leader Survey, sottolinea alcune priorità chiave per i leader aziendali globali in relazione alla catena di fornitura:
- riduzione delle emissioni
- trasparenza lungo tutta la filiera
- adozione di pratiche circolari
Queste tendenze dimostrano come le aziende stiano spostando il focus verso un approccio sostenibile per rispondere alle aspettative di consumatori sempre più consapevoli.
Nuove normative europee: un quadro in evoluzione
L’Unione Europea si è posizionata come leader nella regolamentazione della sostenibilità, con normative che mirano a trasformare le supply chain globali. Le nuove norme comunitarie estendono le regole di rendicontazione degli aspetti non finanziari, sociali e ambientali, alle imprese con oltre 500 dipendenti, con successivo coinvolgimento di quelle con più di 250 dipendenti, interessando tutte le attività delle società, delle controllate e delle loro value chain.
Sono tre gli obiettivi principali:
- promuovere condizioni di lavoro dignitose
- garantire standard di vita adeguati e il benessere di consumatori e utilizzatori
- costruire comunità inclusive e sostenibili.
Anche i fornitori sono chiamati a partecipare a questa trasformazione, collaborando attivamente per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e accrescere il valore sociale, ambientale ed economico a lungo termine sul mercato per tutti gli stakeholder.
Due direttive emergono per la loro rilevanza:
- Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Entrata in vigore nel 2024, la CSRD ridefinisce il panorama ESG secondo l’analisi di PWC. Basata sugli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), la direttiva richiede alle aziende di fornire informazioni dettagliate sui rischi ambientali, sociali e di governance, migliorando trasparenza e comparabilità per consumatori e investitori.
- Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD). Prevista per il 2027, questa direttiva introduce obblighi di due diligence lungo tutta la filiera, imponendo alle imprese di identificare, prevenire e mitigare rischi legati a diritti umani e impatti ambientali. L’obiettivo è garantire standard uniformi e una responsabilità condivisa a livello europeo.
La due diligence: uno strumento per gestire i rischi
La due diligence, ovvero l’attenzione e la cura che si dovrebbero prestare prima di stipulare un accordo, rappresenta il pilastro delle pratiche aziendali responsabili. Le imprese sono chiamate a:
- Mappare la filiera, identificando i fornitori critici e i rischi associati.
- Valutare i rischi ambientali e sociali, con particolare attenzione alle regioni ad alto rischio.
- Implementare azioni correttive, collaborando con ONG, sindacati e comunità locali per garantire conformità e miglioramento continuo..
Paesi come Germania e Francia, con normative come il Supply Chain Due Diligence Act e la Corporate Duty of Vigilance Law rappresentano modelli di riferimento che potrebbero essere replicati a livello globale.
Sostenibilità ambientale nella supply chain: un’opportunità per l’innovazione
Secondo il report di PWC, la transizione verso una catena di fornitura sostenibile richiede l’adozione di tecnologie e modelli innovativi. L’economia circolare è una delle soluzioni più promettenti, riducendo l’uso di risorse vergini e promuovendo il riutilizzo e il riciclo. Allo stesso tempo, l’uso di energie rinnovabili nelle operazioni aziendali riduce significativamente l’impronta di carbonio.
Un aspetto fondamentale è assicurare che questa transizione sia equa e giusta. L’iniziativa “Just Transition” dell’Unione Europea sottolinea l’importanza di distribuire equamente costi e benefici, assicurando che nessuna comunità o gruppo di lavoratori venga lasciato indietro durante il cambiamento.
Sostenibilità sociale: proteggere i diritti umani e migliorare le condizioni di lavoro
La sostenibilità sociale mira a fare della supply chain un motore di progresso sociale, evitando pratiche dannose come lo sfruttamento della forza lavoro o il lavoro minorile. Le aziende possono adottare diverse misure per garantire condizioni di lavoro dignitose lungo tutta la filiera:
- Garantire salari dignitosi. Il concetto di living wage (salario vitale) come standard minimo per assicurare che i lavoratori abbiano risorse sufficienti per cibo, abitazione e istruzione.
- Migliorare le condizioni di lavoro. Questo include la sicurezza sul lavoro, orari accettabili e il rispetto per i diritti sindacali.
- Prevenire il lavoro minorile e forzato. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), nel mondo ci sono ancora 160 milioni di bambini costretti al lavoro minorile, una cifra che evidenzia la necessità di azioni sistematiche lungo la supply chain.
Strumenti come codici di condotta per i fornitori, meccanismi di reclamo accessibili e collaborazioni con ONG e sindacati possono aiutare le aziende a raggiungere questi obiettivi.
Implementare la sostenibilità sociale sfide significative. Una delle principali difficoltà risiede nel monitoraggio delle condizioni di lavoro, particolarmente complesso nelle supply chain globali, soprattutto nei livelli più profondi della filiera, spesso meno visibili e difficili da controllare. A ciò si aggiunge l’aspetto economico: l’investimento necessario per audit, formazione e implementazione di sistemi di controllo rappresenta un onere non trascurabile, in particolare per le Piccole e Medie Imprese (PMI).
Nonostante queste difficoltà, adottare un approccio proattivo alla sostenibilità sociale offre numerosi vantaggi:
- rafforza la reputazione aziendale
- migliora l’attrattivit per gli investitori
- consolida la fiducia dei consumatori.
Inoltre, il rispetto delle nuove normative può trasformarsi in un’opportunità strategica per differenziarsi nel mercato.
Il futuro: supply chain integrate e responsabili
La sostenibilità nella supply chain è divenuta una necessità strategica. Le normative europee e le crescenti aspettative dei consumatori spingono le aziende a integrare pratiche sostenibili nei loro modelli operativi, per rafforzare anche la competitività aziendale. Supply chain integrate e responsabili sono in grado di ridurre i rischi operativi e attrarre capitali. Le aziende che adottano pratiche di due diligence per i diritti umani e l’ambiente lungo la catena di fornitura mitigano i rischi reputazionali e legali, con effetti sulla stabilità finanziaria aziendale, elemento cruciale per gli investitori. Inoltre, le imprese con supply chain trasparenti e sostenibili ottengono una maggiore fiducia da parte di consumatori e stakeholder, attraendo capitali con impatti sul loro valore di mercato.
L’attenzione alla supply chain di Etica Sgr
In questo contesto, Etica Sgr, da sempre, nella selezione delle aziende appartenenti al suo Universo Investibile, valuta l’impegno e le misure adottate nella gestione della catena di fornitura, come ad esempio: l’integrazione di fattori ambientali/sociali nella catena di fornitura (i.e. certificazione ISO14001 di tutti i fornitori, rispetto di fattori fondamentali sui diritti del lavoro ecc.), lo sviluppo di rapporti contrattuali responsabili con i fornitori, la percentuale dei fornitori o subappaltatori della società coperti dalle misure messe in atto, il numero di problematiche di carattere ambientale e sociale nella catena di fornitura identificate e gestite e il coinvolgimento della società in controversie relative all’integrazione di fattori ambientali/sociali nella catena di fornitura e nei rapporti contrattuali responsabili.
Si prega di leggere le Note Legali.