Rendicontazione di sostenibilità: l’attività di un’impresa non si limita agli aspetti economici. Ha anche un impatto, spesso molto rilevante, sull’ambiente e sulla società nel suo complesso.
Dal 2018 le imprese, per ora solo quelle di grandi dimensioni, sono obbligate a fornire informazioni anche in merito agli aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG) del loro operato. La rendicontazione non finanziaria (Non-Financial Reporting Directive – NFRD) è stata normata a livello europeo con la direttiva 2014/95/UE. Al momento le aziende tenute a rispettare questo obbligo sono circa 11 mila in tutta l’Unione Europea.
La Non-Financial Reporting Directive è stata recepita in Italia con il D.Lgs 254/2016. È entrata in vigore a partire dal 2018, per le attività riguardanti l’anno 2017. In sostanza la legge richiede alle aziende di maggiori dimensioni, alle banche e alle assicurazioni, di includere nei bilanci annuali un rapporto sugli aspetti non finanziari delle proprie attività. Aspetti attinenti a questioni ambientali, sociali e di buona governance.
Come rendicontare: le linee guida ci sono, ma non sono obbligatorie
La Direttiva indica le linee guida della rendicontazione di sostenibilità, che però non sono obbligatorie. La Commissione Europea ha pubblicato le linee guida nel giugno 2017 e le ha aggiornate nel giugno 2019, all’interno di un percorso avviato da Bruxelles al fine di rafforzare e armonizzare le basi della finanza sostenibile. Inoltre la legge non indica come effettuare la rendicontazione di sostenibilità. Le aziende possono, per esempio, inserire le informazioni richieste in una specifica sezione della relazione sulla gestione oppure isolarle in una relazione separata (un bilancio di sostenibilità, un report d’impatto, ecc). Le aziende che più hanno interiorizzato la rendicontazione di sostenibilità nella propria identità redigono un bilancio integrato dove gli aspetti finanziari e non finanziari si intrecciano. Questo è il caso di Etica Sgr.
Le aziende in Europa possono quindi contare su una certa discrezionalità nel decidere come concretizzare l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità. Questa incertezza genera ovviamente una certa difficoltà nel comparare dati forniti da aziende diverse. Un limite che non è passato inosservato alle autorità europee e che ha portato la Commissione Ue ad annunciare nel 2020 una revisione della Direttiva sulla Rendicontazione Non Finanziaria (Nfrd).
Il parere della BCE: più informazioni, coerenti e comparabili
Le regole attuali per la rendicontazione di sostenibilità da parte delle imprese non garantiscono informazioni «sufficienti, coerenti e comparabili», che servirebbero sia al settore privato (in particolare agli investitori), sia alle autorità pubbliche. A sostenerlo è la Banca Centrale Europea, anzi il Sistema europeo di banche centrali (che raggruppa la BCE e le banche centrali nazionali) nella sua risposta alla consultazione pubblica lanciata dalla Commissione europea sulla “Renewed sustainable finance strategy” e sulla revisione della direttiva sul reporting non finanziario.
La Commissione UE propone una nuova direttiva per la rendicontazione di sostenibilità
Il 21 aprile 2021 la Commissione Europea ha pubblicato una proposta di direttiva sul reporting di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD). «La normativa richiederà alle imprese europee di divulgare una serie di informazioni su rischi e impatti relativi ai temi di sostenibilità delle proprie attività aziendali», si legge sul sito del Forum per la finanza sostenibile. La CSRD aggiornerà la direttiva sul reporting non-finanziario attualmente in vigore e dovrebbe, nel tempo, portare la rendicontazione di sostenibilità allo stesso livello della rendicontazione finanziaria.
Secondo le stime diffuse dalla Commissione Europea, la nuova direttiva permetterà di ampliare il perimetro di applicazione della normativa passando da 11.000 a 49.000 imprese.
Le novità della nuova direttiva
Il Forum per la finanza sostenibile elenca le principali novità contenute nella nuova proposta di rendicontazione di sostenibilità:
- i requisiti di reporting dovranno essere applicati da tutte le imprese di grandi dimensioni (la soglia minima verrà abbassata da 500 a 250 dipendenti) e da tutte le PMI quotate sui mercati europei;
- i dati dovranno essere riportati sulla base di standard comuni di reporting, che saranno sviluppati dall’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG);
- verranno introdotti standard di reporting dedicati alle esigenze e alle capacità specifiche delle PMI quotate;
- i requisiti di reporting saranno sviluppati secondo il principio della doppia materialità (le imprese dovranno quindi divulgare informazioni sia sui rischi ambientali e sociali a cui sono esposte, sia sugli impatti provocati dalle attività aziendali sui fattori di sostenibilità);
- i contenuti della direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità dovranno mostrare coerenza con altre iniziative normative dell’UE sulla finanza sostenibile (per esempio, il regolamento sulla tassonomia e il regolamento sulla trasparenza delle informazioni di sostenibilità per il settore finanziario);
- gli standard di reporting dell’UE saranno compatibili con i sistemi già ampiamente diffusi a livello internazionale, come TCFD, GRI, SASB, IIRC, CDSB e CDP
- le informazioni dovranno essere soggette a audit (cioè a revisione da parte di un ente esterno accreditato dalle autorità nazionali) secondo un metodo semplificato definito “limited assurance”;
- le informazioni di sostenibilità dovranno essere pubblicate in formato elettronico XHTML.
Il testo della direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità sarà soggetto ai negoziati tra Parlamento UE e Consiglio UE. Se si giungerà a un accordo entro la metà del 2022, la direttiva sarà adottata a partire dal 2023. Così le imprese saranno tenute a divulgare le informazioni di sostenibilità a partire da gennaio del 2024, sui dati relativi al 2023. Le PMI, invece, potranno iniziare a rendicontare tre anni più tardi, quindi in questo caso dal 2027 su dati del 2026. Mentre si svolgeranno i negoziati tra le tre istituzioni (il cosiddetto “trilogo”), l’EFRAG svilupperà gli standard comuni di reporting, che dovranno essere inviati alla Commissione entro metà del 2022.
Rendicontazione di sostenibilità in Etica Sgr
Etica Sgr è attiva nella rendicontazione di sostenibilità da ben prima che fosse obbligatorio. L’obiettivo è favorire un dialogo trasparente e coerente con i portatori di interesse: insieme a loro, attraverso l’analisi di materialità, individuiamo le tematiche più rilevanti da inserire nel report. Oltre ai risultati economici, nel nostro Bilancio Integrato illustriamo i dati che riguardano la governance, i rapporti con i dipendenti e con gli altri attori del mercato, e gli impatti sulla comunità e sull’ambiente.
Come attesta il nostro Statuto, ci proponiamo «di rappresentare i valori della finanza etica nei mercati finanziari e di sensibilizzare il pubblico nei confronti degli investimenti socialmente responsabili e della responsabilità sociale d’impresa» (art. 4). La responsabilità sociale d’impresa è, dunque, un nostro principio fondativo che, oltre alla nostra struttura organizzativa e alle nostre attività, impronta le modalità di relazione con tutti i nostri portatori di interesse.
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