Come sta il nostro Paese? A fotografare il suo stato di salute ogni anno interviene il Report Istat Italia 2022, giunto alla trentesima edizione. I dati raccolti dall’Istituto di statistica nell’ultimo report mostrano, prima di tutto, la resilienza del nostro Paese, tra i più colpiti dall’emergenza sanitaria con 16 milioni di contagi e oltre 160mila decessi tra marzo 2020 e aprile 2022. La capacità di dare una risposta immediata e robusta a una caduta del Pil senza precedenti, la capacità di mettere in azione la ripresa, riuscendo a registrare una crescita del Prodotto Interno Lordo del + 6,6% nel 2021 ed acquisire un’ulteriore previsione di sviluppo del +2,6% al primo trimestre del 2022.
L’Italia, pur mostrando all’Europa e al mondo intero un modello di prontezza con una campagna di vaccinazione che ha raggiunto i migliori risultati di copertura e che ha messo in gioco per prima soluzioni di prevenzione come il green pass, è uscita dalla pandemia anche più indebolita. La crisi sanitaria infatti ha portato, anche in Italia, un aumento delle disuguaglianze sociali. Emblematico in questo senso il commento del presidente dell’Istat Carlo Blangiardo in occasione della presentazione del Rapporto alla Camera, per cui il nostro Paese mostra: «grandi capacità di resilienza e grandi vulnerabilità».
La prima grande vulnerabilità è l’aumento delle disuguaglianze sociali
Secondo i dati Istat presentati il numero di individui in povertà assoluta è quasi triplicato dal 2005 al 2021, passando da 1,9 a 5,6 milioni, il 9,4% del totale. Le famiglie fragili sono invece raddoppiate da 800 mila a 1,96 milioni, il 7,5%. La povertà assoluta è tre volte più frequente tra i minori, ed è passata dal 3,9% del 2005 al 14,2% del 2021. Una dinamica particolarmente negativa caratterizza anche i giovani tra i 18 e i 34 anni, anche tra di essi si registra un aumento delle condizioni di povertà assoluta: dal 3,1% del 2005 all’ 11% del 2021. Circa quattro volte tanto.
La misura della povertà assoluta fornisce la stima del numero di famiglie e persone con un livello di spesa per consumi così basso da non garantire l’acquisizione dei beni e servizi essenziali per uno standard di vita minimamente accettabile.
Il Mezzogiorno è il territorio più fragile. Rispetto alla povertà è un dato, soprattutto, a evidenziare quella che è forse tra le più drammatiche vulnerabilità dell’Italia: l’aumento della povertà nelle coppie con figli, nei monogenitori e, come abbiamo visto, nei giovani. Nel 2021 livelli particolarmente elevati sono stati raggiunti per le famiglie con tre o più minori, tra le quali è povera una famiglia su cinque.
Poveri nonostante il lavoro
Il report Istat mostra come in Italia la condizione di povertà permane anche in presenza di un lavoro. Quasi un terzo dei dipendenti infatti è a bassa retribuzione oraria o annuale, sotto la soglia dei 12mila euro. Questo vuol dire che circa un lavoratore su tre, ovvero il 29,5%, guadagna in un anno meno di 12mila euro lordi. Per quanto riguarda la paga oraria sono 1,3 milioni i lavoratori che guadagnano meno di 8,41 euro all’ora, il 9,4% del totale.
La povertà dei bambini
Come riportato più sopra i dati Istat mostrano come l’aumento delle disuguaglianze sociali riguardi in particolar modo i minori e in massima misura i minori stranieri. Di particolare impatto il tasso di povertà che riguarda i bambini: è arrivato a essere il 14%, era il 3,9% nel 2005. Questo significa che oggi in Italia sono in povertà assoluta 1 milione 382 mila minori.
Disuguaglianze legato allo status
Il dibattito sullo Ius Scholae rappresenta un’opportunità per garantire un futuro migliore a circa 877mila alunni del nostro Paese che non hanno la cittadinanza italiana. La privazione della cittadinanza, come mostra la ricerca Immerse, pregiudica la capacità delle nuove generazioni di origini immigrata di sfruttare al pieno le proprie risorse per migliorare il proprio status socio-economico. Inoltre limita il loro senso di appartenenza al territorio e svilisce il loro desiderio di promuoversi come parte attiva della comunità a partire dalla vita di tutti i giorni, nella propria città, nel proprio quartiere.
Lo Ius Scholae prevede che possa acquistare la cittadinanza il minore straniero nato in Italia che abbia risieduto legalmente e senza interruzioni nel Paese e abbia frequentato nel territorio nazionale, per almeno 5 anni, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione
L’Italia è un Paese sempre più vecchio
Nel 2021 è stato toccato il record negativo delle nascite, dato coerente con una tendenza già in corso e annunciata dai precedenti report Istat. Le nuove nascite infatti sono scese per la prima volta sotto quota 400mila, si tratta della cifra più bassa dal 1861, l’anno in cui veniva proclamato lo Stato unitario d’Italia.
Il basso numero di nascite è, secondo Istat, un effetto collaterale dell’emergenza sanitaria. In Italia oltre i due terzi delle nascite avvengono all’interno del matrimonio e, il dimezzarsi delle nozze nel 2020 (per effetto delle restrizioni e del distanziamento sociale) combinata con la diminuzione di coppie giovani al primo matrimonio (per effetto di un radicale cambio del costume sociale in corso da due decenni), hanno ridotto il numero di potenziali genitori. Inoltre, come abbiamo visto, sono soprattutto le giovani coppie a versare in condizioni di fragilità economica tali da non poter mettere in atto la cosiddetta pianificazione familiare, ovvero il momento in cui una giovane coppia decide di mettere al mondo un bambino. Il crollo delle nascite difatti, come riporta l’Istat, risulta particolarmente accentuato tra le donne con meno di 30 anni. I dati dei primi mesi del 2022 confermano questa tendenza con un calo che raggiunge il suo massimo a marzo che evidenzia una diminuzione dei nuovi nati del 11,9% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Il cambiamento siamo noi in tutte le scelte quotidiane che facciamo
La crisi geopolitica con i suoi effetti negativi sull’economia ha inasprito ulteriormente il quadro perché la forte accelerazione dell’inflazione e la conseguente riduzione del potere d’acquisto porta a un ulteriore aumento delle disuguaglianze. A pagare il prezzo più alto sono i giovani, i lavoratori precari e non regolamentati, gli “invisibili” che lavorano nei settori dell’agricoltura e della logistica, le donne non occupate che prestano cura ai membri della proprie famiglie (il 70% dei care giver familiari sono donne), le giovani coppie costrette a rinunciare alla propria pianificazione familiare.
Per superare questa crisi nella crisi è necessario rendersi conto che tutti possiamo partecipare a costruire un mondo più sostenibile. Possiamo supportare il cambiamento, promuovendo quelle realtà che contribuiscono a superare le differenze di genere, che supportano la transizione ecologica, l’equità, la coesione dei territori. Etica Sgr ha fatto di questa visione il suo obiettivo: per conseguire una crescita sostenibile ed equa, stabile nel lungo periodo, occorre che ogni attore della società e del mercato faccia la sua parte.
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