Perdere tutto. Ricominciare da capo. Riperdere tutto, ma continuare ad andare avanti e lottare. Ramez Rankoussi è siriano e vive dal 2012 in Italia. È scappato dalla guerra ma non ama la parola “rifugiato”, da quando è in Italia sogna di fare qualcosa di importante per sé e per la sua famiglia. Questa è la sua storia.
«Un tempo ero un commercialista nel mio paese. Ma quel tempo è finito. Un giorno è arrivata la guerra che ci ha obbligati a scappare. Siamo arrivati in Italia con l’idea di restare tre mesi, per poi tornare in Siria. Non avremmo mai pensato ad un conflitto così lungo! La guerra mi ha insegnato che un giorno hai tutto, il giorno dopo non hai nulla. Sì sono caduto, ma ho subito cercato di rialzarmi. Il mio unico pensiero era darmi da fare per mettere al sicuro la mia famiglia, trovare un’attività che potessimo fare insieme».
Storia di Ramez Rankoussi e della sua famiglia
Ramez si rialza e non perde il suo ottimismo. Decide di investire il poco che ha in un progetto insieme ad un socio in Italia. Dopo non molto, però, scopre di essere stato vittima di una truffa e resta completamente al verde, con un figlio piccolo e la moglie incinta. Cade di nuovo Ramez, ma di nuovo si rialza.
Così inizia a lavorare in pizzeria, finché non comincia a sognare un posto tutto suo. Si è informato e ha chiesto suggerimenti «la cosa che mi ha subito colpito dell’Italia è che il cibo non è solo una cosa da mangiare. Qui il cibo è cultura. Così mi son detto: prima di prendere questa strada devo capire bene che cosa significa il cibo per un italiano». Si mette a studiare: fa prima un primo corso per diventare pizzaiolo e poi un corso per diventare cuoco.
Ramez e la sua famiglia si sentono pronti per iniziare una nuova avventura, ma le difficoltà e gli ostacoli sono ancora molti. Nessuna banca gli dà fiducia e credito.
«Prima di realizzare questo sogno, ho cominciato a parlare ogni notte prima di dormire con mia moglie. Non era facile pensare ad una cosa da zero. Dovevo trovare il posto giusto, sapere dove sono posizionati gli uffici, dove c’è il lavoro… così ho fatto un progetto e ho preso la garanzia di Regione Lazio per un prestito di 80.000 euro. Purtroppo, nonostante questo, nessuna banca ci ha dato i soldi».
Poi la famiglia Rankoussi incontra Banca Etica.
Microfinanza e crowdfunding di Etica Sgr
«Ma quando ho incontrato il Gruppo Banca Etica ho sentito un grande rispetto e un senso di umanità. Quello che mi hanno dato va oltre i soldi. Così, grazie al fondo di Etica Sgr che garantisce i progetti di microfinanza in Italia, abbiamo aperto Pinsallegra».
Il progetto è stato realizzato grazie ad Etica Sgr che dà la possibilità ai sottoscrittori dei fondi comuni del Sistema Etica di destinare lo 0,1% dell’importo investito ad un fondo appositamente creato che fa da garanzia a progetti di microfinanza e che sostiene iniziative di crowdfunding ad alto impatto sociale e ambientale in Italia. Tali progetti e iniziative sono selezionati e gestiti da Banca Etica.
Pinsallegra: famiglia, rispetto e Pinsa
«Da noi si mangia la pinsa alla romana. Pinsa viene del latino “pinsere”, in italiano significa allungare, stendere, perché la pinsa romana è più leggera, la lievitazione è più lunga, dentro è morbida e fuori croccante. La cosa più importante per me adesso è la famiglia, sto con mia moglie, sto con i miei figli, alla fine mi basta poco: voglio solo che quello che faccio venga apprezzato e poi chissà, magari un giorno potrò aiutare chi ha bisogno».
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