L’Overshoot Day è il giorno che segna l’esaurimento delle risorse rinnovabili che la Terra è in grado di rigenerare nell’arco di un anno solare. La data cambia di anno in anno, a seconda della rapidità con cui le risorse vengono sfruttate. Nel 2023 cade il 2 agosto.
Secondo questo calcolo, se al mondo esistessero solo i Paesi ricchi e industrializzati, avremmo bisogno di cinque pianeti per sostenerne i consumi quotidiani.
Il nostro pianeta è un immenso organismo in grado di rinnovarsi e rigenerarsi. Ma le sue capacità sono messe a dura prova da consumi e produzioni poco responsabili. Quest’anno il “giorno del sovrasfruttamento”, cioè dell’esaurimento delle sue scorte, si è spostato poco più in là. Un dato che non apre tuttavia a scenari positivi o a significative inversioni di tendenza.
Che cos’è l’Overshoot Day
Segnate questa data sul calendario. Infatti il giorno in cui cade – ogni anno con una variabilità regolata sul nostro impatto ambientale – rappresenta un’esortazione alla tutela del pianeta.
Si tratta in sostanza della data elaborata dal Global Footprint Network, organizzazione internazionale no-profit attenta a monitorare l’impronta ecologica di tutti i Paesi, per stabilire simbolicamente il giorno in cui l’umanità esaurisce le risorse del pianeta, di fatto superando le sue capacità di rigenerazione nell’arco dell’anno solare.
Il dato del 2023
Una data di Overshoot molto avanti nell’anno indica perciò un consumo più oculato di risorse e una maggiore attenzione alla tutela ambientale. Al contrario, una data anticipata è spia di spreco e di un eccessivo sovraccarico antropico.
La serie degli ultimi anni si colloca tra il 29 luglio (2019), il 30 luglio (2021) e il 28 luglio (2022). Unica eccezione il 2020, quando la pandemia di Covid-19, con il rallentamento dell’economia globale e il conseguente impatto su consumi ed emissioni, ha spostato l’Overshoot al 22 agosto. Per il 2023 la data si è spostata in avanti di cinque giorni rispetto all’anno precedente: 2 agosto.
È una buona notizia?
La serie storica, disponibile per l’ultimo mezzo secolo, indica un progressivo aumento nella sottrazione di risorse al pianeta, con una sostanziale stabilizzazione nell’ultimo decennio. L’Overshoot, che si collocava tra dicembre e novembre negli anni Settanta, è sceso infatti a ottobre negli anni Novanta per precipitare poi a settembre-agosto nel primo decennio del XXI secolo.
I cinque giorni di dilazione del 2023 sono una nota positiva, anche se dal GFN spiegano che il risultato è in realtà frutto più di una maggiore accuratezza nella raccolta dei dati (la stima della biocapacità terrestre e quella delle esigenze dell’umanità in termini di emissioni di carbonio e di sfruttamento di risorse e terreni), che non dei modesti miglioramenti messi in atto a livello globale.
Overshoot Day in Italia 2023
La data di esaurimento si calcola anche per i singoli Stati (tecnicamente è il giorno in cui cadrebbe l’Earth Overshoot Day se tutta l’umanità consumasse come gli abitanti di quel Paese). Anche quest’anno l’Italia è in largo anticipo rispetto al 2 agosto stimato per il pianeta. Le nostre risorse per l’anno in corso si sono infatti già esaurite il 15 maggio (la stessa data del 2022) e da allora stiamo consumando quelle del 2024.
Il Global Footprint Network stima che la percentuale più alta dell’impronta italiana sia data dai consumi alimentari (30%) e dai trasporti (25%), seguiti da edilizia, agricoltura, allevamento ed energia. Secondo i calcoli, se tutti gli abitanti del pianeta vivessero come noi, servirebbero quasi 2,7 pianeti per sostenere i nostri consumi.
I Paesi maglia nera in Europa
I Paesi a economia avanzata sono quasi tutti nella parte bassa della classifica, quella meno virtuosa. La (magra) consolazione è che nel continente europeo quasi tutti fanno peggio di noi. Germania, Francia, Portogallo e Spagna esauriscono le risorse già nei primi giorni di maggio (rispettivamente il 4, il 5, il 7 e il 12); Irlanda, Russia, Repubblica Ceca, Olanda e Norvegia in aprile; Belgio, Danimarca, Finlandia ed Estonia tra la metà e la fine del mese di marzo.
I Paesi maglia nera nel mondo
Curiosamente, grandi Stati di recente industrializzazione come Cina e India non figurano nella lista dei peggiori. Anzi, il primo ha un Overshoot al 2 giugno, mentre il Paese del subcontinente indiano non sfrutta nemmeno tutte le sue risorse, avendo un’impronta ecologica inferiore alla sua biocapacità globale.
La maglia nera assoluta è assegnata invece al Qatar (10 febbraio), seguito dal Lussemburgo (14 febbraio): entrambi vantano il poco invidiabile primato di vivere a debito di risorse per quasi tutto l’anno. A distanza di poco meno di trenta giorni si attesta invece il terzetto composto da Canada, Stati Uniti ed Emirati Arabi (13 marzo).
I Paesi virtuosi
Anche quest’anno gli Stati dove l’Overshoot arriva più tardi sono la Giamaica (20 dicembre), l’Ecuador (6 dicembre) e l’Indonesia (3 dicembre).
Significa che ai giamaicani per vivere bastano poche risorse in più rispetto a quelle offerte dalla natura, mentre per gli Stati “maglia nera” servono in media cinque volte le risorse naturalmente disponibili. Se tutti vivessimo da “maglia nera” servirebbero quindi cinque pianeti per sostenere i consumi quotidiani.
Di quanti Pianeti Terra avremmo bisogno se le persone vivessero come in
Gli obiettivi disattesi
E qui giungono altre note dolenti. Il GFN ha infatti calcolato che, di questo passo, l’obiettivo dell’IPCC (l’Intergovernmental Panel on Climate Change dell’ONU) di ridurre del 43% le emissioni di CO2 nell’arco temporale 2010-2030 sarà conseguibile spostando l’Overshoot mondiale di 19 giorni ogni anno per i prossimi sette anni.
Un traguardo difficilmente raggiungibile. Ma ciò non deve impedire che vengano potenziati gli sforzi già in atto: dal progressivo abbandono dei combustibili fossili a nuovi stili di alimentazione. Basti pensare che la filiera alimentare produce attualmente circa un terzo di emissioni di gas serra. Dimezzando lo spreco alimentare globale, si sposterebbe l’Overshoot più avanti di ben 13 giorni.
Finanza etica e impronta ecologica
Nell’idea di investimento responsabile di Etica Sgr, l’obiettivo di ottenere potenziali performance finanziarie positive va associato a quello di generare effetti positivi per l’ambiente e la società. Scegliere di investire in fondi sostenibili e responsabili vuol dire considerare anche l’impatto ESG (ambientale sociale e di governance).
Un’iniziativa rilevante in questo senso è sicuramente il Report di Impatto (è possibile scaricare il documento alla fine di questo articolo). Questo studio annuale illustra i risultati, in termini di impatto, degli investimenti azionari dei fondi di Etica Sgr dal punto di vista ESG rispetto al mercato di riferimento (MSCI World, il benchmark azionario dei fondi).
Tra i risultati ambientali, rispetto al mercato di riferimento, si legge che le società presenti nei portafogli dei fondi di Etica Sgr che hanno definito obiettivi allineati all’accordo di Parigi (Science Based Targets) sono +101%, quelle che hanno dichiarato un target di consumo di energia da fonti rinnovabili sono il +53% e, infine, le società che sviluppano iniziative per la tutela della biodiversità sono +32%.
Si prega di leggere le Note legali.