Investimento responsabile, la dimensione sociale della sostenibilità e il rifiuto agli armamenti come settore incompatibile con i valori etici, sono questi i temi dell’approfondimento realizzato da Francesca Colombo, Responsabile Analisi e Ricerca di Etica Sgr nella trasmissione LIKE, su La7.
Standard e comparabilità nell’investimento responsabile
Il tema della sostenibilità legata agli investimenti sta entrando in una nuova fase.
Dopo anni in cui gli operatori hanno incentrato la comunicazione sull’ambiente, negli ultimi tempi il legislatore e le autorità di controllo comunitarie stanno accelerando sulle regole per fare emergere i casi virtuosi rispetto a chi si limita a dichiarazioni di principio, senza dare un seguito concreto alle azioni e alla scelta dei titoli da inserire in portafoglio.
Come racconta Francesca Colombo, Responsabile Analisi e Ricerca di Etica Sgr:
«È per l’investimento sostenibile un momento di grande rivoluzione. Il nuovo quadro normativo appare ambizioso e spinge affinché le differenti soluzioni di investimento possano essere confrontate in maniera omogenea sotto lo stesso framework, a tutto vantaggio dei clienti».
La sostenibilità non si limita al singolo prodotto finanziario, ma si estende a livello di entity, ovvero alle società di investimento nel loro complesso, così come non riguarda solo l’ambito ambientale, bensì anche la governance e il sociale.
Dimensione sociale e transizione giusta, convergenza necessaria
La S di social è probabilmente l’ambito più complesso dell’acronimo ESG perché coinvolge ambiti vasti e articolati: i diritti dei lavoratori, i rapporti delle imprese con partner e fornitori, i diritti umani nonché le relazioni tra aziende e comunità locali nelle quali operano.
«In Etica Sgr, la S dell’acronimo ESG è presente da sempre, la trattiamo allo stesso modo della governance e dell’ambiente, seppur sia un ambito complesso. Ad esempio nelle nostre analisi degli emittenti mettiamo sotto la lente temi come la parità di genere, il lavoro forzato, le giuste paghe, anche lungo la catena di fornitura. Inoltre, dialoghiamo con i top manager ed esprimiamo il nostro voto nelle assemble delle aziende per spingerle ad adottare comportamenti sostenibili. Infine, l’Accordo di Parigi del 2015 ha sancito un principio preciso: la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile deve essere sì green, ma anche giusta, ovvero guardare all’impatto sociale per esempio su comunità e lavoratori».
Il ruolo della finanza sostenibile nelle sfide sociali da affrontare
In tema di disuguaglianze, l’esperienza degli ultimi due anni ha messo in luce come vaste fette di popolazione siano escluse dalle cure mediche e dai farmaci. A volte le aziende non tutelano adeguatamente la maternità e molte lavoratrici sono costrette a dimettersi per prendersi cura dei propri figli. Anche in questo ambito il settore della finanza può promuovere un cambiamento positivo.
«L’accesso alle cure mediche e ai farmaci è un diritto umano fondamentale e pertanto cerchiamo, in qualità di investitori responsabili, di scegliere le società più virtuose del settore farmaceutico. Inoltre, a breve tutti i player finanziari dovranno adattarsi a quanto definito dalla Tassonomia sociale europea, che prende in considerazione i diritti umani e i diritti dei lavoratori, ponendosi tre obiettivi:
- lavoro dignitoso per tutti, compresa la catena di fornitura
- standard di vita e benessere adeguati per i consumatori finali
- promozione di comunità sostenibili e inclusive.»
Il Gruppo Banca Etica esclude il settore degli armamenti dai suoi investimenti sostenibili
L’invasione dell’Ucraina ha avviato un dibattito sui confini dell’ambito ESG. Si è detto, ad esempio, che gli investimenti nel settore della difesa rientrano nell’interesse nazionale e quindi sono compatibili con il concetto di sostenibilità. Da qui, l’idea di includere i produttori di armi nei portafogli sostenibili. Una convinzione che sembra fare proseliti e rischia di ingenerare confusione nel mercato.
«Al di là delle valutazioni politiche, il Gruppo Banca Etica è da sempre convinto che gli armamenti non possano essere oggetto di credito o investimento responsabile perché in nessun modo possono considerarsi beni a impatto sociale positivo. Pertanto, continuiamo a dire NO a questo settore e a credere che la guerra non sia un mezzo per risolvere le controversie internazionali. Riteniamo, infatti, che questo rigore nelle scelte di investimento abbia un valore profondo e debba persistere, anche in contesti complessi come quello attuale.»
Si prega di leggere le Note legali.