Trasformare le economie e i modelli di business sarà fondamentale per gestire l’emergenza climatica e centrare gli obiettivi fissati dalla comunità internazionale, a partire dal contenimento della temperatura media globale ad una crescita massima di 1,5 gradi centigradi alla fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali.
Per farlo, però, occorrono investimenti. È perciò fondamentale che anche risparmiatori e mondo della finanza facciano la propria parte per orientare i flussi di denaro verso attività compatibili con la lotta ai cambiamenti climatici. Diminuendo, di contro, i finanziamenti concessi ai settori che emettono grandi quantità di CO2 e di altri gas ad effetto serra.
FMI: «Fondi di investimento essenziali nella lotta all’emergenza climatica»
Un’analisi del Fondo monetario internazionale, pubblicata il 4 ottobre 2021, spiega che per raggiungere la cosiddetta carbon neutrality, ovvero l’azzeramento delle emissioni nette di CO2, è necessario aumentare gli investimenti sostenibili e responsabili di 20mila miliardi di dollari nei prossimi due decenni. Ciò imporrà scelte precise da parte dei governi ma anche, appunto, un cambiamento radicale di approccio da parte del risparmio gestito.
«Il settore mondiale dei fondi d’investimento – ricorda il FMI – vale circa 50mila miliardi di dollari. Esso rivestirà un ruolo essenziale nel finanziamento della transizione verso un’economia più verde, permettendo di evitare le conseguenze più gravi dell’emergenza climatica». Un concetto ribadito anche nell’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria nel mondo dello stesso Fondo monetario internazionale.
In particolare i fondi detti “sostenibili” dovrebbero guidare tale transizione. Tutto sta, naturalmente, ad accordarsi su che cosa si intenda con tale termine. Numerosi attori del settore finanziario scelgono infatti di declinare i propri prodotti in chiave responsabile o sostenibile per rispondere ad una crescente domanda di mercato e rifarsi un look più “verde”. È bene dunque prestare sempre attenzione ai rischi di greenwashing.
L’importanza del dialogo con le imprese
La mobilitazione di enormi quantità di risparmio sarà determinante per mitigare l’emergenza climatica. Non soltanto per ragioni meramente finanziarie, ma anche per l’effetto-volano che i fondi responsabili possono, almeno in linea teorica, esercitare sulle imprese. Attraverso relazioni dirette con queste ultime o tramite il voto nel corso delle assemblee generali (entrambe attività portate avanti da Etica Sgr con le aziende nelle quali investono i nostri fondi) è possibile infatti contribuire a modificare le scelte strategiche delle aziende. Tentando così di assicurare che vengano adottati piani di sviluppo sul medio e lungo periodo davvero compatibili con la necessità di abbattere le emissioni di gas ad effetto serra.
«A livello mondiale, i fondi d’investimento – prosegue il FMI – hanno utilizzato sempre più il voto in assemblea per influenzare le decisioni delle imprese dal punto di vista climatico. I fondi tradizionali hanno approvato il 50% delle risoluzioni a favore del clima nel 2020, contro il 20% del 2015». Segno che la necessità di limitare i rischi legati agli impatti dell’emergenza climatica comincia ad essere compresa anche dalla finanza tradizionale. I fondi responsabili, tuttavia, hanno fatto decisamente meglio, approvando il 60% di tali risoluzioni. Mentre quelli specificatamente concepiti per sostenere la transizione ecologica hanno sfiorato il 70%.
Cosa possono fare i governi per orientare gli investimenti
I governi possono aiutare i fondi d’investimento sostenibili a diventare sempre più “influenti” sul mercato. Anche in questo senso il Fondo monetario internazionale ha indicato alcune strategie possibili: la prima consiste nel «rafforzare l’architettura mondiale d’informazione sulle questioni climatiche (dati, pubblicazioni, classificazioni della finanza sostenibile).
Ma è anche utile «classificare in modo più chiaro i fondi», al fine di rendere più semplici e consapevoli le scelte degli investitori. Ciò «attraverso l’uso di label uniformi e tassonomie che possano essere applicate a tutti, e che consentano di riassumere in modo chiaro la strategia di ciascun fondo». A tal fine, lo stesso FMI ha lavorato assieme alla Banca mondiale e all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) per definire principi e sistemi di classificazione il cui obiettivo è proprio l’armonizzazione degli approcci e il sostegno al settore della finanza sostenibile.
Gli investimenti sostenibili e responsabili utili anche per l’adattamento
Le Nazioni Unite hanno sottolineato come sia necessario «mobilitare risorse finanziarie e investimenti per fronteggiare l’emergenza climatica». Al fine non soltanto di ridurre le emissioni ma anche di consentire alle nazioni più vulnerabili della Terra di far fronte agli impatti del riscaldamento globale (benché meno responsabili rispetto ai Paesi ricchi) di «adattarsi agli effetti già presenti e di diventare via via più resilienti».
Secondo i dati della Banca mondiale, d’altra parte, il Pianeta dovrà consacrare mezzi considerevoli alle infrastrutture nei prossimi quindici anni: serviranno 90mila miliardi di dollari, di qui al 2030, per mettere in sicurezza quelle esistenti e costruirne di nuove. Ciò fa parte della più ampia transizione ecologica e certamente rappresenta un costo particolarmente importante. A fronte del quale, però, sarà possibile aprire nuove prospettive di sviluppo economico e ripagare così gli investimenti. L’Onu ha spiegato a tal proposito che un investimento di 1 dollaro nella transizione può portare, in media, a ritorno pari a 4 dollari.
Ciò che in ogni caso è chiaro è che proseguire con il business as usual non farà altro che avvicinarci alla catastrofe climatica. «Le decisioni sugli investimenti che ciascuno di noi fa oggi determineranno se potremo creare o distruggere ricchezza e prosperità domani», hanno sottolineato ancora le Nazioni Unite. Si tratta, in questo senso, di una questione di lungimiranza: occorre interrogarsi sui business che saranno abbandonati in futuro e che non genereranno più i rendimenti dei decenni passati.
Alcuni asset rischiano di diventare “tossici”
Numerose attività potrebbero rivelarsi perfino “stranded assets”, ovvero deleteri per i bilanci degli istituti finanziari, e produrre perfino una crisi come quella scatenata dai mutui subprime negli Stati Uniti nel 2007-2008. A spiegarlo è stato un rapporto pubblicato nel giugno 2021 e curato dall’Istituto Rousseau di Tolosa assieme alle organizzazioni non governative Reclaim Finance e Les Amis de la Terre.
Secondo il documento, infatti, il valore di tali asset è destinato a crollare, «poiché il rispetto dell’Accordo di Parigi sul clima comporterà un calo drastico e continuo dell’uso di energie fossili». Il che potrebbe produrre «ampie turbolenze e perfino generare una nuova crisi finanziaria». Le indicazioni del rapporto – intitolato “Fossil assets: the new subprimes?” – non rappresentano d’altra parte una novità. Già nel 2015 l’allora governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, in un celebre discorso aveva affermato che l’emergenza climatica potrebbe rappresentare per il sistema finanziario «una tragedia all’orizzonte».
Proprio perché la transizione ecologica, inevitabile, renderà probabilmente gli asset legati a carbone, petrolio e gas, non soltanto “ad alto impatto climatico”, ma anche incagli, ad esempio per i bilanci bancari. Se non vere e proprie sofferenze. E per i risparmiatori non avere lungimiranza oggi potrebbe portare da un lato a perdere i propri risparmi, dall’altro a contribuire, pur nel proprio piccolo, ad alimentare la l’emergenza climatica che graverà sulle nuove generazioni.
In questo senso il segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) Petteri Taalas non ha usato mezzi termini, commentando un nuovo record – segnato nel 2020 – di concentrazione di gas climalteranti nell’atmosfera terrestre: «Avevamo superato le 400 parti per milione nel 2015. Appena cinque anni più tardi siamo arrivati oltre 410. Non stiamo parlando soltanto di formule chimiche o di linee e numeri su un grafico. Stiamo parlando di cose che avranno gigantesche ripercussioni sulla nostra vita di tutti i giorni e sul nostro benessere, sullo stato del Pianeta e sull’avvenire dei nostri figli e dei nostri nipoti»
I vantaggi di un approccio etico nella finanza
Benché nelle strategie d’investimento la dimensione della sostenibilità cominci a fare breccia, sono ancora pochi i fondi che la integrano completamente. E ancora meno quelli che adottano un approccio etico, attento cioè a tutti gli aspetti e le implicazioni delle azioni economiche. Esistono infatti progetti inequivocabilmente positivi per il clima, ma che possono presentare “effetti collaterali” anche particolarmente gravi per le popolazioni locali.
Una grande diga idroelettrica, ad esempio, è senz’altro meno impattante in termini di emissioni di CO2 rispetto ad una centrale a gas o a carbone. Qualora essa però implichi l’inondazione di una vallata, la sommersione di villaggi interi o magari di siti storici, di importanza religiosa o culturale o di aree utili per lo sviluppo dell’economia locale, ai vantaggi ambientali potrebbero affiancarsi problemi sociali inaccettabili. Un approccio etico, in altri termini, è fondamentale per assicurare che siano rispettate tutte e tre le “gambe” degli standard ESG (ambiente, società e governance).
Just Transition
Etica Sgr, in qualità di investitore responsabile, lavora per il perseguimento di uno sviluppo che sia equilibrato tra ambiente e sociale, capace di evitare ingiustizie particolari al fine di perseguire obiettivi globali. La strada che abbiamo deciso di prendere è quella della Just Transition (in italiano “Transizione Giusta”). Un approccio sviluppato dal movimento sindacale per comprendere una serie di interventi necessari a garantire i diritti sociali e le condizioni di vita dei lavoratori mentre le economie si stanno spostando verso una produzione sostenibile.
Per questo motivo, nel 2019 abbiamo sottoscritto la campagna “Statement of Investor Commitment to Support a Just Transition on Climate Change” (in italiano “Dichiarazione di impegno degli investitori per una transizione giusta ad un’economia a basso impatto per il clima”).
Etica Sgr ha un approccio che definisce “olistico”. Non basta avere uno, due, dieci prodotti a scaffale con l’etichetta sostenibile. La sostenibilità deve far parte di tutto il processo, della governance e della strategia aziendale. L’approccio olistico riguarda anche gli emittenti che passano i filtri della selezione: essi devono presentare le migliori caratteristiche in termini ambientali, sociali e di governance, con un approccio integrato di queste tre dimensioni.
La finanza per i cambiamenti climatici: un settore sempre più determinante
Si può fare di più? Sì. Anche il tuo risparmio, piccolo o grande che sia, può essere determinante nella lotta alle emissioni e al cambiamento climatico. Questo perché scegliere un fondo etico, per esempio, può far confluire i flussi d’investimento verso determinati comparti economici, premiando quelli più sostenibili e abbandonando quelli a maggiore impatto negativo.
Si prega di leggere le Avvertenze.