Emergenza clima: l’estate 2022 sarà la più calda degli ultimi 10 anni. Lo sostiene la National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), l’agenzia federale statunitense che si interessa di oceanografia, meteorologia e climatologia. Secondo Noaa nel 2021 l’inquinamento da gas serra, conseguenza dalle attività umane, ha immesso nell’atmosfera il 49% di calore in più rispetto al 1990.
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La prossima conferenza a tema “emergenza clima” sarà la Cop27 e si terrà a Sharm El-Sheikh (Egitto) dal 7 al 18 novembre 2022. Questo sarà un appuntamento fondamentale anche perché, nel frattempo, la guerra in Ucraina ha costretto l’Occidente, l’Europa in particolare, ad avviare processi per l’indipendenza energetica che pregiudicano gli impegni presi in Scozia nel corso della Cop26. Per essere energeticamente indipendenti dal gas e dal petrolio russo alcuni Stati, per esempio, hanno deciso di aumentare la quota di carbone nel mix energetico interno facendo un salto indietro di decenni nel mix energetico.
Emergenza clima, la risposta dell’UE: il piano d’azione climatica 2022-2030
Nonostante questo, e non sapendo fino a quando durerà la guerra, l’Europa continua a credere nella possibilità di arrivare alla carbon neutrality entro il 2050 e ridurre le emissioni inquinanti di almeno il 55% entro il 2030. Sono questi i nuovi impegni che la UE porterà alla Cop27 in Egitto. Il Piano europeo sottolinea la necessità di accelerare la transizione verde senza perdere di vista i criteri di inclusività e sostenibilità e definisce le modalità con cui la Commissione intende raggiungere gli obiettivi climatici nell’ambito del Green Deal europeo. Tra queste modalità l’Europa prevede:
- misure di protezione e sostegno verso le economie più deboli;
- sforzi congiunti per sostenere un’economia che faccia della crescita rigenerativa il proprio modello;
- incentivi per la creazione di posti di lavoro ecologici;
- nuove regole sui trasporti e sul consumo del suolo.
Poiché gli impatti negativi dei cambiamenti climatici riguarderanno in modo sproporzionato le nazioni più povere, il Piano di azione climatica sottolinea che il Continente deve essere pronto ad affrontare l’emergenza clima anche dal punto di vista delle migrazioni: milioni di persone in fuga dalle aree del pianeta diventate ormai invivibili proprio a causa del surriscaldamento globale. Sarà quindi necessario uno sforzo congiunto per tutelare i diritti umani delle popolazioni minacciate dagli effetti del cambiamento climatico perché i costi dell’inazione sarebbero di gran lunga maggiori. Secondo il report Global Trends dell’UNHCR nel 2020, 82,4 milioni di persone (di cui il 42% sono minori) sono state costrette a migrare a causa dei cambiamenti climatici, numero quasi raddoppiato rispetto a quello riportato per il 2010.
Il testo infine prevede l’utilizzo di indicatori di benessere e ricchezza che misurino i progressi “oltre il Pil” affinché l’elaborazione delle linee guida per favorire un’economia competitiva tengano conto del capitale naturale, ovvero della biodiversità e degli ecosistemi fuori e dentro le aree urbane, puntando a rendere almeno il 30% della terra e del mare dei Paesi dell’UE area protetta. La prossima revisione formale degli obiettivi è fissata per ottobre 2023.
La questione indiana
Se da una parte l’Occidente è consapevole delle conseguenze climatiche delle proprie scelte, dall’altra c’è il rischio che siano i Paesi in via di sviluppo a mettere un freno agli obiettivi più ambiziosi. Prendiamo l’emergenza clima in India. Gli impegni assunti dal Paese nel corso della Cop26 a Glasgow, per esempio, nascevano già depotenziati a causa del passo indietro che, durante gli ultimi minuti della Conferenza, ha imposto un cambiamento del testo dell’accordo sostituendo “eliminazione del carbone” (phase out) con “riduzione” (phase down).
Una decisione che, come ha dichiarato il Ministro dell’ambiente indiano durante un evento live organizzato dal Financial Times sul futuro economico e commerciale del Paese è necessaria fino a quando il Paese non avrà la tecnologia necessaria per avviare un processo di transizione ecologica per abbandonare definitivamente le fonti fossili. Un processo che non può concretizzarsi senza l’aiuto delle economie avanzate. Le quali non sembrano essere rimaste sorde alla richiesta di sostegno. Poche settimane prima del G7, precisamente il 2 maggio, durante un incontro al vertice tra il Cancelliere tedesco Olaf Scholz e il Primo ministro indiano Narendra Modi, la Germania si è impegnata a investire 10 miliardi di euro per supportare la svolta verde dell’India.
Il forum intergovernativo G7 “Progressi verso un mondo equo”
Poche settimane dopo, il 26 e 27 maggio 2022, si è svolto sempre a Berlino il forum intergovernativo G7 “Progressi verso un mondo equo” dove i Ministri dell’ambiente e dell’energia dei 7 Paesi partecipanti (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti) hanno confermato la linea del Governo tedesco, aderendo a un accordo che lancia un messaggio forte a sostegno di una maggiore azione l’emergenza clima e concretizza la volontà di intraprendere azioni di solidarietà con i Paesi più colpiti dai cambiamenti climatici proprio come l’India che si trova a dover affrontare un’ondata di caldo “precoce”: la più impressionante anomalia di temperatura a livello mondiale. Nella capitale, Delhi, nel mese di maggio 2022 si sono registrate temperature sopra i 46 gradi.
L’ondata di caldo che sta investendo l’India ha comportato effetti devastanti per la salute pubblica, le risorse idriche e l’agricoltura costringendo il governo a bloccare l’export di grano (in modo da poter sfamare la propria popolazione) aggravando così la scarsità di cereale a livello mondiale, che già soffriva per l’impossibilità dell’Ucraina ad esportare il proprio.
L’impatto negativo di questo scenario colpisce in particolar modo le persone e le famiglie più fragili dell’India, del Pakistan e del Bangladesh che, a causa dell’ondata di caldo estremo, vedono aggravarsi la loro situazione economica non potendo, a causa della scarsità di risorse idriche e l’impennata del termometro (si pensi soprattutto ad agricoltori e venditori ambulanti) lavorare con continuità. La perdita di capacità lavorativa legata alle temperature estreme comporta inoltre l’abbandono scolastico e i matrimoni precoci.
L’impegno di Etica Sgr per l’emergenza clima: perché è importante prendere posizione
L’impegno per proteggere il pianeta, per la parità dei diritti, dei doveri e delle risorse di fronte all’emergenza clima contraddistingue, fin dalla nascita, la mission di Etica Sgr. Il mondo della finanza, infatti, per la sua capacità di indirizzare i capitali verso un’economia a bassa intensità di carbonio, svolge un ruolo fondamentale per la realizzazione degli obiettivi di neutralità climatica.
Etica Sgr, infatti, in occasione della Cop26 ha sottoscritto insieme a 600 investitori istituzionali da tutto il mondo, una dichiarazione rivolta ai Governi per chiedere l’adozione di piani volontari di riduzione delle emissioni i cosiddetti Contributi determinati a livello nazionale (Nationally Determined Contributions).
La dichiarazione nasce dall’idea di unire le forze per ridurre le emissioni climalteranti del 45% rispetto ai livelli del 2010 entro il 2030 al fine di raggiungere l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050 o prima.
L’iniziativa è coerente con l’engagement di Etica Sgr, in particolare con gli ambiti sistemici di dialogo relativi al cambiamento del clima e ai diritti umani del Piano di Engagement e con il progetto di realizzare attività di advocacy con Stati, Regolatori e Standard-setter.
Si prega di leggere le Note legali.