Disparità di genere in Italia: dati, cause e possibili soluzioni

La parità di genere è ancora lontana dall’essere raggiunta. Al ritmo attuale, si stima che verrà conseguita solo nel 2158, ben oltre gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Secondo il Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum, i Paesi più vicini alla parità sono l’Islanda (93,5%), la Finlandia (87,5%) e la Norvegia (87,5%). L’Italia, con il 70,3%, scivola all’87° posto, perdendo otto posizioni rispetto al 2023 e certificando un preoccupante arretramento: negli ultimi due anni, il Paese ha perso ben 24 posizioni.

Uno degli indicatori chiave della parità di genere è l’occupazione. In Italia, il tasso di impiego femminile si ferma al 52,5%, quasi 18 punti percentuali in meno rispetto a quello maschile (70,4%). Questo dato colloca il Paese tra gli ultimi in Europa per partecipazione femminile al lavoro, ben al di sotto della media UE del 70,2%. Inoltre, il tasso di disoccupazione femminile è quasi il doppio di quello maschile (8,4% contro 4,9%).

Disparità di genere nel lavoro: il divario tra Nord e Sud

Nel 2024, secondo l’INAPP, il 42% delle nuove assunzioni in Italia ha riguardato donne. Tuttavia, le lavoratrici sono più spesso impiegate con contratti precari: il part-time involontario interessa il 49,2% delle donne, contro il 27,3% degli uomini. Solo il 13,5% delle assunzioni femminili è a tempo indeterminato, una quota inferiore persino ai contratti stagionali (17,6%). Inoltre, il fenomeno del lavoro povero colpisce le donne tre volte di più rispetto agli uomini (18,5% contro 6,4%), con una forte concentrazione nei settori meno retribuiti, come istruzione e sanità.

La situazione è ancora più grave nel Sud Italia, dove il tasso di occupazione femminile scende sotto il 40%: nel Mezzogiorno, solo il 39% delle donne tra i 20 e i 64 anni lavora, rispetto al 67% nel Nord e al 62,6% nel Centro. La scarsa presenza di servizi per l’infanzia e la diffusione del lavoro precario penalizzano ulteriormente l’occupazione femminile.

Dimissioni post-partum: un fenomeno allarmante

Un altro indicatore della disparità di genere è il fenomeno delle dimissioni post-partum: una donna su cinque lascia il lavoro dopo la maternità. Le principali cause sono la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia (52%) e ragioni economiche (19%), legate ai costi elevati per l’assistenza ai figli. Il divario occupazionale tra uomini e donne (17,5%) cresce fino al 34% in presenza di un figlio minore.

L’istruzione rappresenta un fattore protettivo: il 91,5% delle donne con un alto livello di istruzione mantiene il proprio impiego dopo la maternità. Tuttavia, le difficoltà di conciliazione tra vita lavorativa e familiare sono aggravate da un gender pay gap del 10,7%, che sale al 27,3% nelle posizioni dirigenziali. Inoltre, solo il 31,5% dei membri dei CdA delle società quotate in borsa sono donne.

Disparità di genere in Italia: dati, cause e soluzioni

Più servizi e misure per la conciliazione lavoro-famiglia

Per colmare il divario di genere, sono necessarie politiche strutturali. L’aumento del congedo di paternità obbligatorio a 10 giorni e incentivi per l’assunzione di donne in condizioni di svantaggio sono passi importanti, ma insufficienti.

Congedo di paternità (2013-2022)

  • 2013
    Meno di 1 padre su 5 usufruisce del congedo (19,25%).
    51.745 padri beneficiari.
  • 2022
    Più di 3 padri su 5 usufruiscono del congedo (64,02%).
    172.797 padri beneficiari.
  • Differenze in base al numero di figli
    Primo figlio: 65,88% dei padri usufruisce del congedo.
    Secondo o successivo figlio: 62,08% dei padri usufruisce del congedo.

Attualmente, il gender pay gap sulla retribuzione annua media in Italia raggiunge il 43%, ben oltre la media UE del 36,2%.

Un’altra sfida cruciale riguarda i servizi per la prima infanzia. Nel 2021/2022 erano attivi 13.518 nidi e servizi integrativi, con oltre 350.000 posti disponibili, ma solo il 48,8% era pubblico. Il numero insufficiente di strutture penalizza le famiglie, in particolare nel Sud Italia, dove la domanda resta insoddisfatta e le rette sono elevate.

Parità di genere, l’impegno di Etica Sgr

Etica Sgr si impegna attivamente nella promozione della parità di genere attraverso diverse iniziative. Nel 2020 ha lanciato, ad esempio, il bando “Semi di Futuro” per sostenere progetti di imprenditorialità femminile contro la violenza di genere. Nel 2021, ha promosso il progetto “Mio il denaro mia la scelta!” per finanziare iniziative di educazione finanziaria rivolte a donne in condizioni di vulnerabilità economica.

Per far fronte a questo problema è stata lanciata Monetine, piattaforma di attivismo civico e finanziario nata per aiutare le donne seguite e ospitate dai centri antiviolenza che si trovano in condizione di fragilità economica ad avere strumenti concreti di empowerment ed educazione finanziaria

Attraverso attività di stewardship, Etica Sgr dialoga con le imprese in cui i fondi investono, promuovendo politiche di pari opportunità e monitorandone l’attuazione.

Questi sforzi contribuiscono al raggiungimento dell’Obiettivo 5 dell’Agenda ONU per lo sviluppo sostenibile: la parità di genere.

 

Si prega di leggere le Note Legali.

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