Diffusione del coronavirus in Italia: perché avviene con velocità diverse? Come abbiamo imparato a conoscere, la diffusione del coronavirus è stata più rapida in Lombardia, più lenta nel Centro-Sud. Cerca di dare risposta a questa domanda una ricerca realizzata da Leonardo Becchetti, professore di Economia all’Università di Roma Tor Vergata (e Presidente del Comitato Etico di Etica Sgr), insieme a Gianluigi Conzo, anch’egli di Roma Tor Vergata, Pierluigi Conzo dell’Università di Torino e Francesco Salustri dell’Health Economics Research Centre dell’Università di Oxford.
Si intitola “Understanding the Heterogeneity of Adverse COVID-19 Outcomes: the Role of Poor Quality of Air and Lockdown Decisions”. Lo studio è stato pubblicato il 20 aprile e, partendo dall’osservazione delle differenze riguardanti la diffusione del coronavirus nelle diverse province del Paese, ha cercato di trovare i fattori che possano averla influenzata.
«La letteratura di riferimento da cui siamo partiti ci ha suggerito di guardare a quattro fattori principali: le decisioni di lockdown, la frequenza e l’intensità dei movimenti di persone, l’inquinamento e la temperatura» scrive Leonardo Becchetti.
La diffusione del coronavirus sarebbe accelerata dall’inquinamento
«Molti studi, che trovano in diverse parti del mondo significative correlazioni tra intensità delle polveri sottili ed ospedalizzazioni d’emergenza per polmoniti, suggeriscono che può essere questa una delle cause che trasforma una malattia polmonare da asintomatica a grave» dichiara Becchetti. Effettivamente Etica Sgr aveva già proposto un articolo che trattava il tema “inquinamento e diffusione del coronavirus”.
Questo nuovo studio confermerebbe, ancora una volta, una correlazione tra la diffusione del coronavirus (contagi e decessi) e la presenza di polveri sottili (per es. alto in Lombardia e basso in Sardegna). Più precisamente l’analisi specifica che la diffusione del coronavirus troverebbe terreno fertile nella combinazione di mancato distanziamento sociale e scarsa qualità dell’aria. Non sembrerebbero emergere, invece, evidenze del ruolo della temperatura.
Attenzione: la correlazione di per sé non indica una verità o una dipendenza certa. Lo studio non normalizza i dati per la densità della popolazione o altri fattori socio-demografici. Quindi potrebbe anche risultare che le Province con più casi siano anche quelle più densamente popolate o più dinamiche per flussi di persone legati all’attività produttiva. Più precisamente, le due variabili X e Y potrebbero essere correlate perché entrambe hanno una o più variabili latenti Z che influenzano entrambe, cioè X= f(Z) e Y=f(Z)=> corr(X,Y)=alta.
La risposta al coronavirus: uno green industry 4.0
La ricerca specifica anche che «molti dei fattori che avrebbero aggravato la diffusione del coronavirus sono sotto il nostro controllo. I risultati del nostro studio, messi assieme agli altri citati, suggeriscono che il modo più prezioso di usare le risorse economiche per la ripartenza è quello di una “green industry 4.0”. Agevolare e accelerare gli investimenti che favoriscono una riconversione produttiva e non che riduca l’esposizione a fonti inquinanti» dichiara Becchetti.
Etica Sgr e l’impegno sul clima
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