Hai messo da parte un po’ di risparmi: perché lasciarli fermi sul conto corrente invece di investirli? È una domanda legittima che, prima o poi, chiunque si pone o si sente rivolgere da amici e parenti. Prima di passare dall’intenzione alla pratica è importante chiedersi quali sono i propri obiettivi ed esigenze personali di investimento e in cosa si può investire. La scelta di come costruire il proprio portafoglio di investimento avverrà di conseguenza.
Cos’è un portafoglio di investimenti
Qualsiasi investitore – che sia un individuo, oppure un fondo comune, un fondo pensione o un altro investitore istituzionale – sulla base dei propri obiettivi e necessità, dovrà scegliere come ripartire il proprio portafoglio tra diverse componenti, o “asset class”, che sono di diverso tipo: le più comuni sono azioni, obbligazioni, liquidità, immobili.
La regola d’oro: la diversificazione
Ma perché specificare che gli asset sono di diverso tipo? Non sarebbe più semplice scegliere un’azione scambiata in Borsa, o un’obbligazione che promette un rendimento interessante, e investire lì tutti i propri capitali? La risposta è no perché, così facendo, si verrebbe meno alla regola d’oro di qualsiasi investimento finanziario: la diversificazione.
È bene ricordare inoltre che gli investimenti sicuri non esistono. Qualsiasi attività finanziaria comporta un rischio e un rendimento, ed è proprio nell’equilibrio tra queste due variabili che si basano le scelte dell’investitore. Ci sono diverse tipologie di rischi: ad esempio, vi è il cosiddetto rischio generico (o sistematico): di fronte a uno shock esterno (pensiamo per esempio alla pandemia da Covid-19) o alle normali oscillazioni di mercato, nemmeno la strategia più solida può dirsi completamente al sicuro. Un altro tipo di rischio da conoscere è il rischio specifico, cioè quello legato all’emittente. Se si comprano azioni di una società, e quella società annuncia un tonfo dei profitti del trimestre, il valore delle sue azioni calerà di conseguenza.
Una possibilità per limitare gli ineliminabili rischi derivanti dagli investimenti è dunque costruire un portafoglio diversificato. Quando si distribuiscono i propri investimenti su varie tipologie di attività, infatti, una singola performance negativa inciderà meno sul rendimento atteso complessivo del portafoglio, perché verrà bilanciata da altre attività in portafoglio.
Cosa si intende per asset allocation
Dalla scelta dell’asset allocation dipenderà la performance attesa del proprio portafoglio. In questa fase è importante scegliere come ripartire le risorse tra i vari strumenti di investimento, cioè tra le diverse asset class.
Ad esempio, immaginiamo che un investitore abbia suddiviso i suoi capitali investendoli in azioni, obbligazioni, liquidità e immobili. Della liquidità può disporre con grande flessibilità, al contrario di un immobile che lo vincola per anni, se non decenni. Dalle obbligazioni sa già cosa aspettarsi: il rimborso a scadenza del capitale investito più cedole periodiche. Se acquista delle azioni può solo in parte prevederne l’andamento; tuttavia, può guadagnare di più se il mercato è in crescita.
L’asset allocation è quindi un gioco di equilibri che tiene conto di tutte queste variabili, combinandole nel modo più adatto alle esigenze e alle preferenze di quello specifico investitore.
I tre approcci di asset allocation
L’asset allocation può seguire tre diversi approcci:
- Strategica: cerca di organizzare gli investimenti su un orizzonte temporale di medio e lungo periodo, prendendo in considerazione il profilo di rischio dell’investitore, ma senza soffermarsi sulle condizioni contingenti del mercato in quel preciso momento.
- Tattica: si focalizza sui trend attuali di mercato, per muoversi su un orizzonte di breve termine. Una volta costruita un’asset allocation strategica, ci si può muovere in modo tattico per adattarla alle circostanze.
- Dinamica: è ancora più orientata sul breve termine, poiché reagisce prontamente alle variazioni dei mercati. Per questo, è appannaggio degli investitori professionali o, comunque, di chi ha profonde conoscenze finanziarie.
I fondi comuni come strumenti di asset allocation
La domanda sorge spontanea. Come fa un risparmiatore a diversificare i propri investimenti su una gamma così ampia di prodotti finanziari? Una soluzione potrebbe essere rappresentata dai fondi comuni di investimento, assimilabili a salvadanai in cui confluiscono le risorse di più risparmiatori.
A gestirli sono società specializzate, come ad esempio le Sgr (Società di Gestione del Risparmio) che, con un approccio professionale, analizzano i mercati, identificano le opportunità di investimento, costruendo quindi un portafoglio composto da vari titoli. Il risparmiatore, sottoscrivendo le quote di un fondo, può avere accesso anche a mercati esteri o a settori specifici presenti nel portafoglio che sarebbe complesso raggiungere individualmente. Non solo, i fondi comuni di investimento offrono anche il beneficio della diversificazione, abbattendo così i rischi legati all’investimento. In sintesi, i fondi d’investimento offrono i tipici vantaggi delle economie di scala: amplificano le opportunità, riducono i costi e si fanno carico di tutta quella parte di studio e analisi che sarebbe eccessivamente onerosa per un singolo.
Perché affidarsi a un consulente finanziario
Durante il processo di investimento, per un risparmiatore non professionista o con conoscenze economico-finanziarie limitate, è rischioso prendere decisioni in autonomia. Confrontarsi con un consulente finanziario esperto e costruire un rapporto di fiducia, è fondamentale per prendere decisioni informate e consapevoli al fine di comprendere le proprie esigenze e i meccanismi ai quali sottendono i mercati finanziari, e definire la giusta combinazione di strumenti finanziari.
Non esiste una vera e propria regola per costruire un portafoglio “perfetto”, né è possibile sapere in anticipo quale sarà la performance di un investimento. L’importante è definire chiaramente il proprio obiettivo di investimento per scegliere la strategia più adatta.
Si prega di leggere le Note legali.