Materie prime critiche, tra rischi globali e nuove opportunità

Le materie prime critiche sono risorse naturali essenziali per l’economia e le tecnologie moderne, caratterizzate da un alto rischio di approvvigionamento. La loro scarsità o concentrazione geografica le rende strategiche e vulnerabili a interruzioni. Sono fondamentali per settori come energia, elettronica, difesa e transizione ecologica.

Il problema delle materie prime critiche per la transizione ecologica

La domanda di materie prime critiche è in costante aumento, alimentata dalla digitalizzazione, dall’innovazione tecnologica e, soprattutto, dalla transizione energetica. Mentre l’estrazione mineraria di queste risorse è intensiva e continua a crescere, il recupero dai rifiuti industriali ed elettronici rimane estremamente limitato. Questo squilibrio accentua la dipendenza dal mercato dell’estrazione, accende pericolose micce geopolitiche e, per finire, pesa fortemente sull’ambiente.

Secondo il Report ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, il tasso di riciclo delle terre rare è solo dell’8% per quelle pesanti e del 3% per quelle leggere: percentuali ben lontane da quelle necessarie per ridurre la necessità di nuovi giacimenti.

La crescente dipendenza dalle materie prime critiche è una sfida geopolitica ed economica cruciale, ancor più visto che la loro immissione nel mercato è controllata da un numero ristretto di Paesi. Elementi come litio, cobalto e minerali poco conosciuti, come il cesio e il samario, essenziali per batterie, microchip e turbine eoliche, sono prevalentemente controllati dalla Cina, che domina gran parte della produzione e della raffinazione. Questo squilibrio di mercato sta alimentando tensioni internazionali, sfociando in dazi, restrizioni all’export e guerre commerciali.

Le limitazioni alle esportazioni non solo mettono a rischio intere filiere industriali, rallentando l’innovazione tecnologica e la transizione energetica, ma fanno anche levitare i costi di beni di largo consumo come smartphone e pannelli solari. Inoltre, queste tensioni sono ulteriormente amplificate dall’avvento dell’intelligenza artificiale e dalla conseguente corsa al primato nelle nuove tecnologie basate su IA. Le recenti dichiarazioni di Donald Trump, che ha rilanciato l’interesse per l’espansione delle risorse minerarie statunitensi (soprattutto in casa Groenlandia), sono un segno evidente del clima sempre più teso attorno all’approvvigionamento di terre rare e materie prime critiche.

materie prime critiche, estrazione senza fine

Terre rare e litio: materie prime nel cuore della competizione globale

Tra le materie prime critiche, le terre rare occupano senz’altro un posto di primo piano: costituiscono un gruppo di 17 elementi fondamentali per la produzione di turbine eoliche, motori elettrici e ogni sorta di dispositivo elettronico, per questo il loro controllo è fonte di tensioni internazionali. Al centro di questa dinamica c’è soprattutto la Cina che domina il mercato globale con una posizione di quasi monopolio. Il gigante asiatico produce, infatti, il 70% delle terre rare estratte e ne raffina quasi il 90%, esercitando un’influenza senza precedenti sull’accesso a questi materiali strategici.

Nel frattempo un’altra regione sta acquisendo un ruolo sempre più centrale nella corsa alle materie prime critiche: l’America Latina. Paesi come Argentina, Cile, Bolivia e Brasile possiedono alcune delle più grandi riserve mondiali di litio, materiale essenziale per la produzione di batterie per veicoli elettrici e dispositivi elettronici. Per rafforzare la propria posizione nel mercato globale, questi Stati stanno valutando la creazione di un “cartello del litio“, sul modello dell’OPEC, con il chiaro obiettivo di controllare produzione e prezzi e quindi condizionare il mercato.

L’altro prezzo delle materie prime critiche

Ma l’aspetto peggiore della corsa alla terre rare e alle materie prime critiche riguarda l’impatto ambientale e sociale delle operazioni di estrazione. Per ottenere litio, cobalto e rame, per esempio, servono enormi quantità di acqua ed energia, con conseguenze devastanti sugli ecosistemi e le comunità che vivono vicino alle cave. Il caso del deserto di Atacama, in Cile, è emblematico: l’estrazione del litio ha prosciugato le riserve idriche e ha messo a rischio la sicurezza delle popolazioni locali. Oppure in Francia dove il progetto Emili, che punta ad estrarre 38mila tonnellate di litio all’anno a Beauvoir – comune a due passi dalla magnifica abazia Patrimonio dell’Umanità di Mont Saint Michel – ha suscitato forti proteste a causa del suo impatto ambientale.

È evidente, quindi, che l’approccio debba cambiare. Non solo è cruciale ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, ma è altresì importante creare le condizioni per una transizione energetica sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale. Come dimostra il caso della
Repubblica Democratica del Congo da dove arriva circa il 70% del cobalto mondiale, ma dove condizioni di lavoro estreme e gravi violazioni dei diritti umani restano una piaga irrisolta.

 Materie prime critiche: 3 cose da sapere

  • Cosa sono?
    Le materie prime critiche sono elementi fondamentali per la tecnologia moderna, dalle batterie agli smartphone, ma il loro approvvigionamento è limitato e controllato da pochi Paesi.
  • Perché sono essenziali?
    Sono al centro della transizione energetica: essenziali per i motori delle auto elettriche, alla base delle batterie ricaricabili e per i display led.
  • Il problema del riciclo
    Solo una minima parte di queste materie viene recuperata dai rifiuti elettronici. Ad esempio, il riciclo delle terre rare leggere è solo al 3%, rendendo l’estrazione ancora dominante.

La sfida europea per ridurre la dipendenza dalle materie prime critiche

L’Unione Europea sta cercando di affrontare il tema con l’European Critical Raw Materials Act (EU CRMs Act): una normativa che mira a rendere l’Europa meno dipendente da altri Paesi dove i diritti umani e l’ambiente non sono tutelati. La norma prevede che entro il 2030 almeno il 10% del consumo europeo provenga da estrazioni europee; il 40% dalla raffinazione e il 25% dal riciclo. Obiettivi ambiziosi, anche perché, secondo il Report ENEA, attualmente il recupero di terre rare dai soli rifiuti di dispositivi elettronici è inferiore all’1%, un dato clamoroso: lo scarto con gli obiettivi europei è abissale e rischia di diventare incolmabile senza investimenti pubblici e privati.

Responsabilità e trasparenza nella gestione della catena di fornitura: l’impegno di Etica Sgr

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  • l’integrazione di fattori ambientali/sociali nella catena di fornitura (i.e. certificazione ISO14001 di tutti i fornitori, rispetto di fattori fondamentali sui diritti del lavoro ecc.)
  • lo sviluppo di rapporti contrattuali responsabili con i fornitori
  • la percentuale dei fornitori o subappaltatori della società coperti dalle misure messe in atto
  • il numero di problematiche di carattere ambientale e sociale nella catena di fornitura identificate e gestite
  • il coinvolgimento della società in controversie relative all’integrazione di fattori ambientali/sociali nella catena di fornitura e nei rapporti contrattuali responsabili.

Si prega di leggere le Note Legali.

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