Rischio climatico, aumenta la vulnerabilità dell’Europa

rischio climatico incendi

L’Europa è impreparata ad affrontare i rischi climatici, a dichiararlo è il primo report di valutazione dei rischi climatici dell’Agenzia europea dell’ambiente, l’European Climate Risk Assessment, pubblicato a marzo 2024. La ragione di questa vulnerabilità è che il rischio climatico cresce a un ritmo più veloce delle azioni volte a ridurlo, in pratica noi ci muoviamo lentamente, ci fermiamo e rischiamo addirittura di tornare indietro, mentre il cambiamento climatico corre sempre più velocemente.

European Climate Risk Assessment | 36 rischi climatici

Lo studio, frutto della sinergia tra il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), Copernicus Climate Change Service (C3S) e il Centro comune di ricerca della Commissione europea (JRC), identifica 36 rischi climatici che rappresentano una minaccia per la sicurezza energetica, politica, economica e alimentare dell’Europa e posiziona queste evidenze di criticità in cinque macro-aree:

  • ecosistemi
  • alimenti
  • salute
  • infrastrutture
  • economia
  • finanza.

Con l’avvertenza che sono già necessari interventi più incisivi per oltre la metà (ventuno su trentasei) dei principali rischi climatici individuati dalla relazione, “di cui otto da attuare con particolare urgenza, principalmente per preservare gli ecosistemi, limitare l’esposizione umana al calore, proteggere la popolazione e le infrastrutture da inondazioni e incendi boschivi e garantire la sostenibilità dei meccanismi di solidarietà europei, come il Fondo di solidarietà dell’UE”.

Gli autori sottolineano quindi la necessità urgente di politiche e azioni efficaci per mitigare gli impatti del cambiamento climatico e preparare le società per gli impatti inevitabili, sottolineando l’importanza di un approccio integrato e coordinato a tutti i livelli di governance.  

Rischio Urgenza di Azione Severità del Rischio
Ecosistemi costieri Azione urgente necessaria Critico
Ecosistemi marini Azione urgente necessaria Critico
Perdita di biodiversità a causa degli incendi (Europa meridionale) Azione urgente necessaria Critico
Perdita di biodiversità a causa degli incendi (Europa) Ulteriori azioni necessarie Significativo
Perdita di biodiversità a causa della siccità Ulteriori azioni necessarie Significativo
Alterazioni delle rotte migratorie Ulteriori azioni necessarie Significativo
Specie invasive Ulteriori azioni necessarie Significativo
Ecosistemi acquatici e zone umide Ulteriori azioni necessarie Significativo
Salute del suolo Ulteriori azioni necessarie Significativo
Impatti a cascata Mantenere l’azione corrente Significativo
Source: European Climate Risk Assessment

Il caldo estremo

Le ondate di caldo estremo sono in aumento, in particolare nell’Europa meridionale e occidentale. Le estati del 2022 e del 2023 sono state le più calde mai registrate al mondo. Non solo, a novembre 2023 per la prima volta la temperatura mondiale ha superato di due gradi la media globale preindustriale, il limite massimo indicato dal trattato internazionale sul cambiamento climatico, noto come Accordo di Parigi. A causa delle ondate di caldo nei mesi estivi del 2022 e 2023, si sono verificati almeno 70mila decessi prematuri, inoltre l’incremento delle temperature favorisce la migrazione dei vettori patogeni verso latitudini più settentrionali e altitudini maggiori. In parole semplici, l’Europa meridionale è adesso sufficientemente calda da permettere la trasmissione da parte delle zanzare di malattie che in passato erano limitate alle sole regioni tropicali. Si legge nell’European Climate Risk Assessment 2024

Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, la temperatura media globale nei 12 mesi tra febbraio 2023 e gennaio 2024 ha superato costantemente di 1,5 gradi i livelli preindustriali. L’Europa è il continente che si riscalda più rapidamente al mondo.

La siccità prolungata e la perdita di valore per il settore agricolo in Italia

Anche un aumento della temperatura di 0,1 gradi, che può sembrare una variazione minima, aumenta il rischio di siccità. Se l’aumento è prolungato, il rischio, da grave, diventa critico. Ed è quello che sta succedendo in Europa e nel sud Italia, allo stesso modo che in Pakistan, Afghanistan, Etiopia, Uganda, Burkina Faso, Ghana, Mozambico, Madagascar.

Non è solo l’aumento della temperatura il responsabile della mancanza di acqua: il report della Commissione europea “Acqua insufficiente” sottolinea come alla base dell’interruzione dei cicli naturali dell’acqua concorrano il consumo di suolo, che impedisce al terreno di assorbire l’acqua, l’inquinamento chimico che degrada le falde acquifere, la scarsità di pulizia e riutilizzo delle acque reflue.

In Europa i danni della siccità per il settore dell’agricoltura si calcolano in 9 miliardi l’anno, il territorio più colpito è quello del Lussemburgo (70% della superficie) a fronte di una media europea del 20%. Tra quattro decenni, secondo lo scenario più ottimistico dell’Agenzia europea dell’ambiente, la perdita di valore per il settore agricolo in Italia arriverà a 58 miliardi di euro.

Incendi boschivi

Gli incendi boschivi in Europa sono in crescita, con impatti devastanti su ecosistemi, popolazioni ed economie regionali. Tra il 2022 e il 2023, gli incendi estremi hanno causato gravi danni a foreste e terreni agricoli, contribuendo significativamente alle emissioni di carbonio e alla perdita di biodiversità. Nel 2022, l’Europa ha registrato numerosi incendi boschivi di grande portata, facilitati da ondate di calore estreme e siccità prolungate. In Grecia e Slovenia, gli incendi del 2023 hanno dimostrato la vulnerabilità delle regioni meridionali, già classificate come “critiche” per il rischio incendi. I dati preliminari per i primi tre mesi del 2024 mostrano inoltre quasi il doppio del numero medio di incendi.

Alluvioni

Per effetto del cambiamento climatico, gli eventi estremi oscillano tra estremi opposti e questo, come scrivono gli autori di uno studio pubblicato su Nature sulle oscillazioni estreme del clima, comporta “impatti maggiori rispetto alla somma dei singoli eventi”. Le alluvioni, che si verificano in territori già colpiti da siccità estrema, “modificano significativamente il paesaggio, la distribuzione della vegetazione e le proprietà di infiltrazione del suolo”. Detto brevemente, sono distruttivi per le persone, le infrastrutture e l’economia: le alluvioni sono la principale causa di sfollamento tra le varie tipologie di disastro ambientale, l’Italia in Europa è tra le zone più a rischio con 12,2 milioni di persone che rischiano lo sfollamento in seguito a un’alluvione. Il costo in vite umane e i danni economici delle alluvioni sono i più alti tra tutti gli eventi meteorologici estremi, nel 2021 il danno economico causato dagli eventi idrologici in UE è stato cinque volte più elevato di quello della siccità, pari a 43,2 miliardi di euro. Sempre nel report si legge

Il cambiamento climatico è un moltiplicatore di rischi che può aggravare le crisi esistenti e future. I rischi climatici possono propagarsi a cascata da una regione all’altra, includendo anche aree extraeuropee. Questo fenomeno può causare problemi sistemici che colpiscono intere società, con un impatto maggiore sui gruppi sociali vulnerabili.

La fragilità degli ecosistemi costieri e marini e i danni economici della degradazione del sistema mare

Il primo report di valutazione sui rischi climatici identifica il degrado degli ecosistemi in Europa, e in particolare quello degli ecosistemi costieri e marini, come il fenomeno più grave e che richiede un’azione più urgente. L’ecosistema del mare europeo, infatti, è il più minacciato, danneggiato com’è non solo dall’azione combinata degli effetti del climate change ma anche da decenni di sovrasfruttamento e negligenza. Danni ai fondali marini causati dalla pesca, inquinamento legato ai fertilizzanti agricoli trasportati dai fiumi, specie invasive non indigene, rifiuti in plastica. Tutto questo in un contesto di accelerazione dell’innalzamento del livello del mare che porta all’intrusione salina nelle falde acquifere. Il 9% delle specie marine dei mari europei rischia l’estinzione, una percentuale che arriva fino al 20% per uccelli e mammiferi marini. Il danno economico della degradazione del sistema mare, fondamentale per l’economia europea, potrebbe superare i 1000 miliardi di euro nel giro di 50 anni.

Le specie animali europee che rischiano l’estinzione sono censite nella Lista Rossa, ad oggi sono più di 10mila. A livello globale le specie incluse nella Lista Rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura sono più di 157.100, il 41% di anfibi, il 37% di squali e razze, il 36% di coralli che costruiscono barriere coralline, il 34% di conifere, il 26% dei mammiferi e il 12% degli uccelli.

Gli impatti del cambiamento climatico su economia e finanza

Gli impatti dei cambiamenti climatici possono influenzare l’economia e il sistema finanziario. La comprensione delle catene di rischio è fondamentale per attenuare i rischi legati al clima, in quanto permette di identificare diversi obiettivi strategici per mitigarli. Infatti è più efficace intervenire all’origine di un rischio piuttosto che sulle sue conseguenze. Le politiche di adattamento dovrebbero mirare a salvaguardare gli ecosistemi, promuovendo al contempo la resilienza delle attività umane e delle infrastrutture. È essenziale che queste politiche tengano conto anche delle disuguaglianze preesistenti e dell’impatto sproporzionato che i cambiamenti climatici hanno sulle persone più vulnerabili. La risposta politica dell’UE, sottolineano gli autori, deve quindi garantire un robusto aumento delle risorse del Fondo di Solidarietà, del Meccanismo di Protezione Civile dell’Unione e degli altri meccanismi inclusi nelle politiche strutturali dell’Unione Europea.

Rafforzare gli obiettivi politici e migliorare l’analisi dei rischi più urgenti per il clima

I rapidi cambiamenti climatici, conclude l’Agenzia europea dell’ambiente, stanno compromettendo l’efficacia delle politiche europee nel raggiungere i loro obiettivi. Gli impatti previsti del clima futuro avranno profonde ripercussioni su tutti gli aspetti della società e dell’economia europea. In questo contesto, affrontare i rischi climatici diventa una responsabilità sempre più importante per i governi europei, richiedendo maggiori risorse per promuovere azioni e investimenti nell’adattamento, con la salute pubblica, l’ambiente, l’agricoltura e l’energia tra le aree più vulnerabili c che richiedono un intervento urgente. L’attuale quadro politico europeo non sta progredendo abbastanza per gestire adeguatamente la maggioranza dei rischi climatici principali. È particolarmente urgente rafforzare l’azione per ridurre i rischi per gli ecosistemi, la produzione alimentare, le ondate di calore, le inondazioni. Un’azione rapida è necessaria anche per garantire che i meccanismi di solidarietà possano far fronte all’aumento dei disastri legati al clima. Data la tendenza delle attuali valutazioni a sottostimare i livelli di rischio, nell’adattamento climatico dovrebbe essere applicato il principio di precauzione. Mentre le politiche si devono basare su solide evidenze scientifiche, gli approcci attuali alla modellazione tendono a sottovalutare i rischi legati alla variabilità climatica, agli effetti combinati, ai rischi a cascata, agli impatti economici indiretti e agli scenari estremi ma plausibili.

La finanza etica per una transizione verso un’economia più sostenibile

Il legame tra lo sfruttamento delle risorse ambientali e le sue conseguenze sul clima, sulla natura e la salute umana, con impatti economici e sociali globalmente negativi, è oggi più evidente che mai a causa dell’accelerazione con cui si manifestano le conseguenze dei cambiamenti climatici sui territori. In questo scenario, la finanza etica svolge un ruolo cruciale nell’indurre un cambio di paradigma, favorendo investimenti verso un’economia sempre più sostenibile. Investire in modo etico non solo massimizza nel lungo periodo il valore dei risparmi, ma anche gli impatti positivi sul benessere delle persone e sul nostro pianeta.

 

Si prega di leggere le Note legali.

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