Qual è l’effetto della pandemia sui comportamenti relativi al risparmio in Italia? Secondo il VI Rapporto Consob “Report on financial investments of Italian households” (Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane), presentato lo scorso dicembre, le difficoltà degli Italiani sono state enormi.
Una parte importante della popolazione, si legge nel documento, non è stata in grado di fronteggiare una spesa inattesa neppure di mille euro. Oltre il 30% del campione, 3.274 famiglie, ha dichiarato di aver visto ridurre il proprio reddito durante la pandemia, con un calo delle entrate solo parzialmente compensato dagli aiuti del Governo.
La pandemia “divide” il Paese
La pandemia e il contesto di grave incertezza come sappiamo hanno consumato la ricchezza di una parte delle famiglie italiane (per esempio chi lavora nella ristorazione, nel turismo, nello sport…).
C’è anche una parte di Paese che ha continuato a lavorare e, con i lockdown, è riuscita a risparmiare di più. Molti piccoli risparmiatori appartenenti a questo gruppo hanno deciso di accantonare di più rispetto al passato, proprio in funzione degli imprevisti futuri. Oltre il 60% degli intervistati dai ricercatori Consob ha dichiarato di investire risorse al fine di fronteggiare eventi inattesi. E, rispetto alle rilevazioni precedenti, la quota di individui che dichiarano di risparmiare senza uno scopo preciso è aumentata dal 17% al 25%.
Liquidità, fondi d’investimento e titoli di Stato attività di risparmio più diffuse
Nel 2020, l’anno della pandemia, la partecipazione ai mercati finanziari da parte delle famiglie italiane è lievemente aumentata rispetto all’anno precedente, passando dal 30% al 34%. Dopo la liquidità, i fondi comuni d’investimento e i titoli di Stato risultano le attività più diffuse. É anche cresciuto il ricorso ad un consulente finanziario.
In generale le famiglie italiane continuano a caratterizzarsi per investimenti finanziari pro capite inferiori a quelli riferibili alle famiglie francesi e tedesche.
Cresce la quota di titoli oggetto di consulenza e per gli investimenti ESG
Negli ultimi dieci anni, secondo i ricercatori, è cresciuta la quota di titoli oggetto di consulenza, che ha raggiunto il 90% quote di fondi comuni e altri prodotti. Tuttavia la pandemia ha causato una “rinnovata preferenza per la liquidità, a cui si accompagna un calo degli investimenti in azioni, obbligazioni e quote di fondi comuni, come evidenziato anche dai flussi finanziari nel primo trimestre 2020” scrivono gli analisti del VI rapporto Consob.
Il documento sottolinea come nel 2020 si sia registrata anche una crescita dell’interesse per gli SRI (investimenti sostenibili e responsabili). Tendenza emersa anche nelle emissioni censite da Borsa Italiana a partire dal 2017 che, dopo la lenta crescita osservata negli ultimi anni, hanno segnato una forte accelerazione nell’anno della pandemia.
Non è solo questione di pandemia
Mancanza di risparmi, scarsa fiducia e basso livello di conoscenza finanziaria, sono questi i fattori principali emersi tra gli intervistati che disincentivano gli investimenti. Negli ultimi anni la cultura finanziaria ha dimostrato qualche miglioramento, tuttavia la pianificazione e il controllo delle scelte finanziarie risultano sempre poco diffusi.
Solo il 40% circa degli intervistati dichiara infatti di avere un piano finanziario. E meno del 20% degli intervistati ha dichiarato di sapere (precisamente o approssimativamente) quanti anni dovrà lavorare prima di poter andare in pensione, a quanto ammonterà la propria pensione mensile e quanto dovrebbe risparmiare per mantenere l’attuale tenore di vita.
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