Una storia di lotta, di inclusione, di democrazia dal basso e attivismo, di chi cerca concretamente di cambiare le cose, ritrovandosi spesso le porte chiuse in faccia. Soprattutto quelle delle istituzioni. Diritti a Sud è un’associazione culturale pugliese composta da volontari che, con enormi difficoltà, cercano di dare dignità e restituire i diritti a tutti i lavoratori nei campi di pomodori italiani.
«La terra è arida se non la curi. È quello che accade anche alle persone. Il degrado le rende aride. Siamo un gruppo di attivisti di Nardò, in Salento. Il nostro lavoro consiste nell’aiutare le persone sfruttate e che vivono in condizioni di vita difficili. Persone alle quali il caporalato agricolo ha tolto ogni diritto nell’indifferenza generale. Nel 2009 una decina di persone, quasi tutti ragazzi della zona andati lontano per studiare e poi tornati senza un lavoro e senza prospettive, fondano “Diritti a Sud”. Abbiamo deciso di chiamare l’associazione così perché la nostra missione era quella di restituire i diritti alle persone a cui non sono riconosciuti, e anche per avere una direzione ben precisa per noi che siamo nati e cresciuti qui al Sud».
Lavoro e Diritti a Sud: il progetto Sfruttazero
Quante volte abbiamo sentito in campo agricolo storie di ingiustizie, di caporalato, di sfruttamento, di negazione dei diritti della persona. La storia di Diritti a Sud è diversa e l’obiettivo è duplice: ridare valore e dignità al lavoro agricolo e aiutare i giovani del sud a restare nelle proprie terre, proponendo un nuovo futuro anche a chi in quelle terre è arrivato da molto lontano.
«Eravamo 10 e ora siamo il doppio: un gruppo di persone fra i 20 e i 60 anni, con una rete di collaboratori che ci dà una mano a svolgere tutte le nostre attività. Ad oggi non abbiamo ancora una sede fissa ma, negli anni, abbiamo portato avanti numerosi progetti, fra cui una scuola di italiano completamente gratuita e, nel 2015, abbiamo creato il nostro progetto più importante: “Sfruttazero“: il marchio della nostra salsa di pomodoro, realizzata da lavoratori assunti e contrattualizzati e con busta paga regolare, così come prevede il contratto nazionale. Offriamo occupazione e diamo tutto ciò che prevedono le leggi sul lavoro. Sembrerebbe una storia normale e invece è eccezionale in alcuni contesti».
Il progetto è cresciuto, e se nel 2015 i ragazzi di “Diritti a Sud” producevano 2.500 vasetti di salsa, oggi ne producono circa 22.200.
«Non abbiamo nessuna intenzione di fermarci! Stiamo recuperando alcuni terreni abbandonati e creiamo attorno a noi una rete locale sempre più grande di persone e piccole aziende che credono nell’agricoltura biologica e, soprattutto, si riconoscono nei nostri valori di uguaglianza, giustizia e solidarietà. Siamo Attivisti e siamo auto-produttori, nel senso che ci occupiamo degli altri, ma curiamo ogni aspetto della lavorazione del prodotto: dall’ideazione all’organizzazione del lavoro, dalla coltivazione e della raccolta fino alla distribuzione, ultima fase di una filiera produttiva pulita e solidale, che promuove il cibo sano, rispettoso della terra e dell’ambiente, legandolo al valore del lavoro e alle sue condizioni».
Diritti a Sud ha intessuto rapporti anche con altre realtà simili, come Solidaria di Bari e l’Osservatorio Migranti della Basilicata, per creare una rete sempre più ampia per la tutela dei diritti umani. Per questo l’associazione ha ottenuto due premi internazionali come il Livatino, un premio antimafia che riconosce l’impegno sociale, e il Lush Spring Prize dove Sfruttazero ha superato oltre 250 candidati.
«Il nostro progetto ha convinto perché i valori sottostanti rigenerano il tessuto sociale ed economico, puntando alla sostenibilità e allo sviluppo, per far rivivere territori e comunità. Non abbiamo ricevuto, però, alcun aiuto da istituzioni ed enti pubblici».
Qui entrano in gioco Banca Etica ed Etica Sgr.
Microfinanza e crowdfunding di Etica Sgr
«Per fortuna ha creduto nel nostro progetto Banca Etica che, grazie al fondo di Etica Sgr che fa da garanzia a progetti di microfinanza e che sostiene iniziative di crowdfunding ad alto impatto sociale e ambientale in Italia, ha abbracciato i nostri valori e ci ha sostenuti».
Il progetto è stato realizzato grazie a Etica Sgr che dà la possibilità ai sottoscrittori dei fondi comuni del Sistema Etica di destinare lo 0,1% dell’importo investito ad un fondo appositamente creato che fa da garanzia a progetti di microfinanza. Tali progetti e iniziative sono selezionati e gestiti da Banca Etica. Dal 2003 – anno di istituzione del Fondo per la microfinanza – sono già stati erogati più di 400 finanziamenti, che hanno sostenuto l’economia reale creando un mezzo di congiunzione tra microeconomia e grandi aziende.
Al 31 dicembre 2020 l’importo stanziato a favore di Banca Popolare Etica per l’attività di microfinanza ammontava a 3,99 milioni di euro.
Trasformare i sud del mondo
Il progetto dei ragazzi e lavoratori di “Diritti a Sud” guarda lontano e si apre al mondo intero: «Ora la sfida è trasformare i “Sud del Mondo”, inteso come disagio e diritti negati, in Sud dell’accoglienza, della legalità, delle opportunità, del riscatto e dei diritti. Per tutti».
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