Disinvestimento dalle fonti fossili, non ci sono molte alternative a questa strada per evitare il cambiamento climatico.
L’emergenza sanitaria scatenata dal coronavirus è stata capace di ridurre in modo sensibile le emissioni inquinanti in Italia, ma «in mancanza di un processo di decarbonizzazione strutturale, le emissioni torneranno a crescere».
È questo in sintesi il monito lanciato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile che, a fine marzo, ha pubblicato un’anteprima dell’Italy for Climate 2019, iniziativa che vede coinvolte sui temi ambientali e dell’economia green decine di imprese e associazioni d’impresa, intitolata “10 key trend sul clima – i dati 2019 in anteprima per l’Italia”. L’attuale emergenza sanitaria sta avendo impatti rilevanti sui trasporti, sui consumi e sulle attività produttive di tutti i Paesi colpiti, Italia inclusa, che si tradurrà in un calo della CO2 emessa. Ma non basta: serve, appunto, disinvestimento dalle fonti fossili e un processo di decarbonizzazione strutturale.
In Italia manca una strategia fossil free
La ricerca fornisce diversi dati per comprendere il quadro connesso alla crisi climatica globale in atto, con l’efficienza energetica nazionale che non è migliorata negli ultimi quattro anni. La nostra quota di generazione di energia elettrica da rinnovabili che si è elevata di un misero 3%, mentre sono aumentati gli eventi meteoclimatici estremi sul Pianeta (oltre 1.600 contro i 150 o poco più di dieci anni fa).
La Germania scavalca l’Italia sulle rinnovabili
In generale dalla ricerca emerge la fotografia di un 2019 non brillantissimo per l’Italia nella lotta ai cambiamenti climatici. Abbiamo perso la storica leadership sulle fonti rinnovabili in favore della Germania e nell’anno in cui avremmo dovuto organizzare la Cop26 insieme al Regno Unito (evento rimandata al 2021 a causa dell’emergenza internazionale per il contagio da coronavirus) «le performance climatiche non sono positive, anche se alcuni segnali incoraggianti vengono dalla riduzione dei costi delle rinnovabili elettriche (alcuni grandi impianti eolici hanno staccato prezzi inferiori alla media di mercato, ndr) e dalla produzione di energia elettrica da carbone (scesa da 50 a 20 miliardi di kilowattora tra 2012 e 2019, ndr)».
Disinvestimento dalle fonti fossili e favorire una ripresa sostenibile
Il Gruppo tecnico di esperti dell’Unione Europea (Technical Expert Group on Sustainable Finance – TEG) costituito dalla Commissione Ue nel giugno 2018 per definire le regole per investire in un’economia green, ha lanciato un appello:
«Considerate anche l’ambiente per orientare i fondi per la ripresa».
Ora che l’Europa e i singoli governi hanno stanziato miliardi per la ripresa economica dalla crisi scatenata dal coronavirus, il TEG si rivolge direttamente ai governi dell’Ue e chiede di utilizzare anche criteri ambientali per indirizzare i fondi stanziati, compreso il favorire le fonti rinnovabili.
«Viviamo una crisi senza precedenti – si legge nell’appello del Teg – Mentre si preparano i piani per la ripresa economica dalla crisi della pandemia da Covid19, i governi e il settore privato devono prestare attenzione a […] una ripresa resiliente, sostenibile e giusta, per assicurare una maggior resilienza ad ulteriori future crisi ambientali e sociali». E ancora: «I piani di ripresa non dovrebbero supportare attività ambientalmente o socialmente dannose, che peggiorerebbero le crisi attuali e future, bloccandoci in infrastrutture altamente inquinanti o promuovendo quelle attività che non contribuiscono al benessere sociale per i prossimi decenni».
Gli strumenti per guidare una ripresa sostenibile
«L’opportunità per una ripresa economica resiliente e sostenibile è proprio davanti a noi. Incoraggiamo tutti i governi, le istituzioni pubbliche e il settore privato ad usare gli strumenti più efficaci per lo scopo. E a cogliere questa opportunità».
E quali sono questi «strumenti» a cui fanno riferimento? La Tassonomia sostenibile, lo standard per i Green Bond e i Benchmark Paris Aligned e Climate Transition. Insomma i capitoli a cui il gruppo di esperti è stato incaricato di lavorare da quasi un anno dalla Commissione europea per trovare il modo per finanziare la transizione a un’economia più verde. Questi strumenti per una finanza sostenibile, scrivono gli esperti del Teg «possono guidare i programmi pubblici e privati per la ripresa dalla pandemia da Covid19, compreso la Roadmap to Recovery recentemente annunciata dal Consiglio Europeo».
Disinvestimento dalle fonti fossili: Etica Sgr protagonista fin dalla nascita
Riteniamo che Etica Sgr si collochi al momento decisamente alla frontiera dell’impegno sul tema del disinvestimento dalle fonti fossili all’interno del mondo della finanza nel panorama mondiale. Da sempre abbiamo escluso carbone e petrolio dai nostri fondi, lavorando progressivamente per un miglioramento nelle strategie di decarbonizzazione e di abbandono delle fonti fossili e contribuendo in modo importante a quell’azione dal basso per il cambiamento politico in questa direzione che incide sui comportamenti delle imprese.
Etica Sgr promuove da sempre investimenti sostenibili e responsabili e dialoga attivamente con le imprese affinché si impegnino nella rendicontazione e nella riduzione delle emissioni di gas alteranti.
Per promuovere la transizione ad un’economia a basso impatto di carbonio Etica Sgr ha anche lanciato un nuovo fondo comune di investimento: Etica Impatto Clima, il fondo focalizzato sul tema del cambiamento climatico che investe in titoli emessi da aziende e Stati che hanno scelto la sostenibilità ambientale per sviluppare il proprio business.
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