Gestire i rischi del cambiamento climatico: la BCE preme sulle banche europee affinché divulghino informazioni precise sulle strategie elaborate in tal senso.
Lo conferma l’ultima iniziativa dell’Eurotower, che, nelle scorse settimane, ha diffuso la bozza della sua “Guide on climate-related and environmental risks”: 45 pagine di linee guida relative a come, secondo la BCE, le banche dovrebbero gestire i rischi climatici e ambientali, nei loro framework su governance e gestione dei rischi.
Le banche e il pubblico hanno tempo fino al 25 settembre per inviare le proprie osservazioni che potranno essere integrate nella versione finale del documento.
Quali sono i rischi del cambiamento climatico per le banche?
«I fattori di rischio fisico e di transizione (verso un’economia a basse emissioni, ndr) influenzano le attività economiche, che a loro volta impattano sul sistema finanziario», si legge nella bozza. E ancora: «Tale impatto può avvenire direttamente, ad esempio attraverso una minore redditività aziendale o la svalutazione degli assets, oppure indirettamente, attraverso cambiamenti macro sul fronte finanziario».
Il documento, studiato per gestire i rischi del cambiamento climatico e ambientale in linea con l’Action Plan della Commissione europea sull’investimento sostenibile e con il Piano d’azione dell’Autorità bancaria europea (Eba) sulla finanza responsabile, rende note 13 diverse aspettative da parte della banca centrale. La BCE, in particolare, si aspetta che gli istituti possano creare specifici modelli di gestione del business, della governance, del rischio e della cosiddetta disclosure, la capacità di comunicare le caratteristiche della strategia stessa agli azionisti e ai clienti.
Climate report: le aziende non forniscono informazioni adeguate sui rischi ambientali e climatici
Se le banche latitano, le aziende non stanno tanto meglio. Infatti sono poche le informazioni in ambito ambientale e climatico fornite dalle aziende, in particolare riguardo ai rischi correlati. Troppo poche perché gli investitori possano valutare appieno la sostenibilità dei propri investimenti. È questo il monito lanciato dal Climate Disclosure Standard Board (Cdsb), che ha recentemente pubblicato il report “Falling short? Why environmental and climate-related disclosures under the EU Non-Financial Reporting Directive must improve”, realizzato analizzando le informazioni ambientali e climatiche rendicontate nel 2019 delle 50 maggiori società europee quotate in Borsa. Secondo gli analisti, sebbene i risultati mostrino un miglioramento nella divulgazione rispetto al 2018, «le aziende non riescono ancora a fornire agli investitori informazioni chiare».
Poche informazioni sui rischi climatici
Uno dei punti deboli riguarda la disclosure sui rischi. In base all’analisi il 78% delle maggiori aziende europee non è in grado di rendicontare adeguatamente i rischi ambientali e climatici. In più il 42% delle aziende ha omesso informazioni ambientali o climatiche potenzialmente rilevanti per il proprio settore di appartenenza, e soltanto 15 aziende esaminate hanno rivelato integralmente gli aspetti ambientali e climatici del loro modello di business. Una su cinque non ha rivelato impatti operativi, strategici o finanziari relativi ai principali rischi ambientali e climatici.
Le raccomandazioni per le aziende
Nel rapporto sono contenute anche delle raccomandazioni utili rivolte alle aziende, per migliorare la propria disclosure:
- Tracciare in modo chiaro i collegamenti fra le categorie di temi definite dalla direttiva 2014/95/UE sulla rendicontazione non finanziaria dell’Ue, le politiche, i programmi e i progressi compiuti.
- Chiarire la rilevanza (materialità) dei temi ambientali e climatici per l’attività dell’azienda.
- Definire la materialità finanziaria dei temi Esg, includendoli anche nel reporting finanziario.
- Allineare la divulgazione con gli elementi chiave del Tcfd (Task Force on Climate-related Financial Disclosures), valutare i rischi e le opportunità nel breve, medio e lungo termine e considerare diversi scenari.
Le richieste per il regolatore
Ma gli analisti si rivolgono anche al regolatore, con alcune richieste concrete: «È necessaria una regolamentazione più efficace», poiché «gli attuali requisiti della Direttiva 2014/95/UE non hanno prodotto i risultati desiderati».
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