L’Europa è impegnata per la trasparenza nel campo della finanza sostenibile per rendere gli investitori e i consumatori maggiormente consapevoli dell’impatto ambientale e sociale.
Il Parlamento e il Consiglio europeo hanno appena trovato un accordo su una proposta che introduce nuovi obblighi in merito alla finanza sostenibile, più specificatamente alle modalità con cui le imprese finanziarie debbano integrare fattori ambientali, sociali e di governance nelle decisioni di investimento.
Definizione di Finanza sostenibile, non si è fatto abbastanza
Nella serata di lunedì 11 marzo 2019 la Commissione agli Affari Economici e quella all’Ambiente del Parlamento Europeo, riunite in commissione congiunta, hanno votato la proposta relativa alla “tassonomia”, cioè la definizione delle attività che possono essere finanziate da intermediari finanziari che vogliano definirsi di “finanza sostenibile”.
Si poteva fare di più. Ad esempio limitando investimenti a industrie estrattive più dannose per il clima (petrolio e carbone). Si potevano escludere investimenti ad aziende poco inclini a una giusta transizione, ovvero quelle che si impegnano nella riduzione delle emissioni ma che non rispettano i diritti dei lavoratori e i diritti umani. Si poteva fare di più per portare fuori dagli investimenti anche aziende che presentano una gestione poco trasparente della fiscalità.
Più trasparenza per contrastare il greenwashing
“Per riorientare il denaro verso progetti più verdi, più puliti e più sostenibili è necessario che tutti i partecipanti al mercato abbiano una maggiore consapevolezza dell’impatto a lungo termine delle loro decisioni di investimento”, ha dichiarato Eugen Teodorovici, ministro delle finanze della Romania e attuale presidente del Consiglio europeo. “Per far questo, l’Ue istituisce oggi un quadro in materia di trasparenza per assicurare che gli investitori siano bene informati in merito all’impatto ambientale e sociale dei loro investimenti.”
Una proposta di regolamento che punti a maggiore trasparenza e che limiti il possibile greenwashing nella finanza sostenibile, cioè il rischio che prodotti e servizi commercializzati come rispettosi dell’ambiente e del clima in realtà non soddisfino gli obiettivi che dichiarano di perseguire.
Tale accordo, al momento solo politico, dovrà essere approvato dal Parlamento e dal Consiglio in seduta plenaria.
Più informazioni obbligatorie per gli investitori
Il testo concordato da Consiglio e Parlamento impone agli investitori istituzionali di comunicare:
le procedure che hanno posto in essere per integrare i rischi ambientali e sociali nel loro processo di investimento e di consulenza;
le misura prese in considerazione per cui tali rischi potrebbero avere un impatto sulla redditività dell’investimento;
le informazioni sulle modalità di attuazione sulla sostenibilità o l’impatto climatico dei loro prodotti e portafogli, nel caso in cui gli investitori istituzionali sostengano di perseguire una strategia di investimento “verde”.
Tali regole saranno applicate a tutti gli operatori di mercato e monitorate dalle tre autorità europee di sorveglianza finanziaria.
Gli strumenti finanziari interessati saranno molteplici: fondi di investimento, prodotti d’investimento basati su contratti di assicurazione, schemi pensionistici privati, gestione di portafogli individuali, contratti di consulenza di assicurazione e di investimento.
Per la transizione economica serve una finanza sostenibile
Da oltre due anni la Commissione Europea sta lavorando proprio sul tema della finanza sostenibile per orientare il mercato europeo dei capitali verso il finanziamento di progetti che favoriscano una crescita economica sostenibile, come chiesto dall’Accordo sul clima di Parigi.
Nel recente report a cura dell’IPCC, il Gruppo intergovernativo sul climate change, è stato sottolineato il ruolo fondamentale della finanza sostenibile nella lotta al cambiamento climatico per la riduzione dell’aumento delle temperature e la scongiura di una catastrofe climatica. “Indirizzare la finanza verso investimenti in infrastrutture per la mitigazione e l’adattamento al climate change può generare risorse addizionali”, si legge nel rapporto. “Ciò può avvenire mobilitando fondi pubblici, ma anche capitali privati tramite investitori istituzionali, asset manager e società di investimento”.
La finanza sostenibile è quindi uno degli strumenti per favorire la transizione a una nuova economia a basso impatto ambientale. Una transizione che necessita, secondo la Commissione Europea, investimenti supplementari dell’ordine di 180 miliardi di euro all’anno. Capitali che per Bruxelles devono essere finanziati attraverso il ricollocamento degli investimenti esistenti verso realtà economiche impegnate nella riduzione del proprio impatto ambientale e in grado di cogliere le opportunità di sviluppo sostenibile.
Proprio come già fa la finanza sostenibile, contribuendo così ad un futuro più sostenibile per le prossime generazioni.